Riassunto canto 41 (XLI) del poema Orlando Furioso

Ruggiero combatte contro Dudone, ma continua a colpirlo di piatto per non ferirlo, avendo saputo che lo sfidante è cugino di Bradamante.
Il paladino si accorge della situazione, è ormai sfinito, riesce a stento a difendersi, ma non riceve alcun colpo mortale. Per non essere da meno in fatto di cortesia, chiede a Ruggiero di fare pace. Quest’ultimo accetta, ma a condizione che vengano liberati i re prigionieri e gli sia concesso di raggiungere l’Africa. Dudone non si oppone e lascia fare.

Ruggiero parte per mare su una delle navi di Dudone. Il vento è inizialmente favorevole ma, non appena la terra ferma scompare alla vista dei naviganti, sale poi improvvisamente di intensità ed inizia a spirare da ogni direzione, facendo ruotare più volte la nave. Ha inizio una terribile tempesta e l’imbarcazione viene battuta da enormi onde.
Sembra ormai inevitabile che la nave vada a schiantarsi contro uno scoglio e tutti i pagani si lanciano sulla scialuppa di salvataggio. La barca è troppo piccola per accoglierli tutti, va subito a fondo e molti muoiono affogati.
Ruggiero si mette a nuotare per raggiungere lo scoglio e salvarsi.

La nave nel frattempo, senza nessuno a bordo, cambia improvvisamente rotta ed in tutta tranquillità riprende il proprio viaggio per mare. Giunge a Biserta e viene infine ritrovata da Orlando.
Il conte, Oliviero e Brandimarte salgono sull’imbarcazione è trovano così la spada, il cavallo e l’armatura lasciate da Ruggiero per riuscire a salvarsi a nuoto. Orlando prende per sè la spada Balisarda, ne conosce i poteri e l’aveva anche in precedenza posseduta prima che Brunello gliela rubasse. Brandimarte fa suo il destriero Frontino, ed Oliviero si prende infine l’armatura incantata.

I tre paladini si fanno preparare una sopraveste da indossare in occasione del duello. Orlando vuole che venga ricamata la torre di Babele colpita da un fulmine (l’intenzione di punire i pagani), Oliviero un cane con un guinzaglio abbandonato sul dorso (pronto ad attaccare) mentre Brandimarte la vuole semplicemente nera, essendo in lutto per la morte del padre. Fiordiligi si incarica di ricamare la veste del suo amato. La donna è triste ed ha, per la prima volta in vita sua, paura di perderlo.

Sansonetto ed Astolfo rimangono a Biserta, i tre cavalieri prendono invece il largo e raggiungono l’isola di Lampedusa, sede stabilita per il duello.
Brandimarte, che in precedenza era stato amico di Agramante, cerca di convincere il re pagano ad abbandonare l’impresa. Gli promette, con il consenso del conte Orlando, il controllo di un vasto regno in Africa se accetta di convertirsi al cristianesimo. Il paladino gli porta prima ad esempio la sua stessa storia, essendosi egli stesso convertito in precedenza al cristianesimo, per poi cercare di fare capire al re saraceno che una loro vittoria non basterà a fargli riconquistare le terre perse, tanti erano i valorosi cavalieri che re Carlo aveva a disposizione.
Agramante a quella proposta risponde irato, dicendo che il suo destino e quello del suo regno è solamente nelle mani di Dio. Non vuole rinnegare le proprie origini per il solo fatto di temere la morte, e ricaccia quindi in malo modo il paladino nel padiglione cristiano.
All’alba del giorno dopo sono già tutti pronti per combattere.

Tornando ad occuparci di Ruggiero: il cavaliere si affatica a nuoto per cercare di raggiungere lo scoglio e mettersi così in salvo. Il giovane teme di essere vittima della punizione divina per non essersi battezzato quando avrebbe dovuto. Gli ritornano in mente anche tutte le altre promesse mancate, si dice pentito e giura la sua fede cristiana. Promette di non combatere mai più a favore del popolo pagano, di fare gli onori di re Carlo e di sposare infine la sua amata Bradamante.
Il cavaliere sente crescere per miracolo le proprie forza, raggiunge a nuoto lo scoglio ed è così l’unico a salvarsi dalle acque.
Teme però ora di morire di stenti in quel luogo. Si incammina per esplorare l’isoletta ed incontra così un eremita, che prima lo accoglie rimproverandolo per il comportamento tenuto, per aver giurato la propria fedeltà a Dio solo quando si era sentito vittima della sua punizione (Dio gli aveva annunciato in sogno l’arrivo del cavaliere e gli aveva anche mostrato tutta la sua vita passata ed anche quella futura), poi lo conforta dicendogli che comunque a nessuno viene mai negato il cielo quando lo chiede.
L’eremita conduce Ruggiero alla sua cella, scavata nella roccia, gli insegna quindi le basi della religione cristiana ed il giorno dopo lo battezza.

Dio aveva mostrato al religioso ogni aspetto della vita futura di Ruggiero e della sua nobile discendenza.
Sette anni dopo il battesimo verrà ucciso a tradimento dai meganzanesi per vendicare le morti di Pinabello e Bertolagi. Sarà seppellito sul luogo del delitto e per questo la notizia della sua morte arriverà tardi (Ruggiero apparirà in sogno alla sua donna). Solo molto tempo dopo sarà vendicata la sua morte da Marfisa e Bradamante.
Sua moglie darà alla luce nei pressi del castello d’Este il loro figlio, anche lui di nome Ruggiero. Il giovane verrà nominato marchese da Carlo Magno ed assumerà anche il controllo dell’Italia.
Il saggio eremita non fa però cenno a Ruggiero di questi avvenimenti.

Sull’isola di Lampedusa intanto è iniziato il duello tra i tre pagani ed i tre cristiani.
Le lance vanno subito in mille pezzi ed il frastuono generato dallo scontro giunge fino in Francia.
Il cavallo di Orlando viene buttato a terra da re Gradasso. Il conte subito si rialza ed impugna la spada Balisarda. Oliviero combatte contro Agramante, Brandimarte contro Sobrino.
Anche Sobrino finisce a terra e Brandimarte ed Orlando si scambiano gli avversari, così da sostenere combattimenti alla pari.

Il re Sobrino si stringe nell’armatura e cerca di proteggersi con lo scudo dalla spada Balisarda. Non può però nulla contro i colpi del conte, il primo gli spezza lo scudo e lo ferisce ad una spalla, il secondo lo prende di piatto all’elmo e lo fa stramazzare al suolo privo di sensi. Orlando crede che l’avversario sia morto e decide quindi di tornare da Gradasso, sapendo che il pagano, in possesso di Durindana, supera per armi il suo caro amico Brandimarte.
Mentre si ta avvicinando vede però passare il cavallo di Sobrino, se ne impossessa e subito lo indirizza contro Gradasso. Il conte abbassa sul pagano la sua spada (che rende vano ogni incantesimo), gli trapassa scudo ed armatura e lo ferisce. Gradasso rimane meravigliato, è la prima volta che sanguina per un colpo subito in battaglia. Per la prima volta in vita sua non può fare affidamento sull’armatura incantata e deve pensare a difendersi dai colpi avversari.

Re Sobrino si riprende e si rialza, vede Agramante in affanno e senza fare rumore decide di assalire Oliviero alle spalle. Il pagano ferisce il destriero del cristiano, lo fa cadere a terra insieme al suo padrone (che rimane impossibilitato a rialzarsi) ed inizia poi ad infierire su Oliviero, incontrando però l’opposizione della sua armatura incantata, in precedenza appartenuta ad Ettore.
Brandimarte interviene, ferisce Sobrino alla testa e poi si lancia contro Agramante.

Gradasso ha ormai tolto ad Orlando quasi tutta l’armatura ma non è però ancora riuscito a ferirlo, dal momento che il conte è invulnerabile per incantesimo. Numerose sono invece le ferite riportate dal pagano.
Re Gradasso, acceso d’ira per la differenza di risultato tra i colpi suoi e quelli dell’avversario, impugna con entrambe le mani la spada e la scaglia in testa al conte con tutta la sua forza. Orlando rimane tramortito per il gran colpo, lascia la briglia e viene portato via dal suo cavallo rimasto senza controllo.
Il guerriero pagano vede che Agramante è in pericolo sotto i colpi di Brandimarte (il cristiano l’ha ferito e disarmato), non insegue pertanto Orlando, ma decide di correre in aiuto del suo re.

Re Gradasso corre in difesa di re Agramante, raggiunge Brandimarte alle spalle e lo uccide sferrandogli un duro colpo alla testa. Il conte Orlando si riprende dallo stordimento, vede giacere morto a terra il fedele compagno e brucia d’ira.

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