Sentivo da un pezzo sul capo inchinato tra le braccia come l’impressione d’una mano lieve, in atto tra di carezza e di protezione. Ma l’anima mia era lontana, errante pei luoghi veduti fin dalla fanciullezza, dei quali mi spirava ancor dentro il sentimento, non tanto però che bastasse al bisogno che provavo di rivivere, fors’anche per un minuto, la vita come immaginavo si dovesse in quel punto svolgere in essi.
CANTA L’EPISTOLA di Luigi Pirandello | Testo
Eppure, nella piazza aerea del paese, tutta frusciante di foglie secche, che s’oscurava e rischiarava a una rapida vicenda di nuvole e di sole, il vecchio dottor Fanti, rivolgendo quelle domande a Tommasino Unzio uscito or ora dal seminario senza più tonaca per aver perduto la fede, aveva composto la faccia caprigna a una tale aria, che tutti gli sfaccendati del paese, seduti in giro innanzi alla Farmacia dell’Ospedale, parte storcendosi e parte turandosi la bocca, s’erano tenuti a stento di ridere.
SOLE E OMBRA di Luigi Pirandello | Testo
Tra i rami degli alberi che formavano quasi un portico verde e lieve al viale lunghissimo attorno alle mura della vecchia città, la luna, comparendo all’improvviso, di sorpresa, pareva dicesse a un uomo d’altissima statura, che, in un’ora così insolita, s’avventurava solo a quel bujo mal sicuro:
«Sì, ma io ti vedo.»
DI GUARDIA di Luigi Pirandello | Testo
– Tutti? Chi manca? – domandò San Romé, affacciandosi a una delle finestre basse del grazioso villino azzurro, dalle torricelle svelte e i balconi di marmo scolpiti a merletti e a fiorami.
– Tutti! tutti! – gli rispose a una voce, dal verde spiazzo ancor bagnato e luccicante di guazza, la comitiva dei villeggianti ravvivati dalla gaja freschezza dell’aria mattutina, essendo venuti su da Sarli a piedi.
REQUIEM AETERNAM DONA EIS, DOMINE! di Luigi Pirandello | Testo
Erano dodici. Dieci uomini e due donne in commissione. Col prete che li conduceva, tredici.
Nell’anticamera ingombra d’altra gente in attesa, non avevano trovato posto da sedere tutti quanti. Sette erano rimasti in piedi, addossati alla parete, dietro i sei seduti, tra i quali il prete in mezzo alle due donne.
LA PROVA di Luigi Pirandello | Testo
AL VALOR CIVILE di Luigi Pirandello | Testo
Dicendo agli uomini: tigri, jene, lupi, serpi, scimmie o conigli, Bruno Celèsia temeva di fare a quelle bestie un’ingiuria che non si meritavano, perché ciascuna, conforme e obbediente alla propria natura; mentre l’uomo! falso, l’uomo. E dunque, sputi in faccia, all’uomo, e possibilmente calci in un altro posto!
— Lo so io che ci ho qua dentro! — diceva, aggrondato, ponendosi una mano sul ventre.
— Un figliuolo?
— L’inferno, canaglia!
LA TRAGEDIA D’UN PERSONAGGIO di Luigi Pirandello | Testo
È mia vecchia abitudine dare udienza, ogni domenica mattina, ai personaggi delle mie future novelle.
Cinque ore, dalle otto alle tredici.
M’accade quasi sempre di trovarmi in cattiva compagnia.
Non so perché, di solito accorre a queste mie udienze la gente più scontenta del mondo, o afflitta da strani mali, o ingarbugliata in speciosissimi casi, con la quale è veramente una pena trattare.
FORMALITA’ di Luigi Pirandello | Testo
Nell’ampio scrittojo del Banco Orsani, il vecchio commesso Carlo Bertone con la papalina in capo, le lenti su la punta del naso come per spremere dalle narici quei due ciuffetti di peli grigi, stava a fare un conto assai difficile in piedi innanzi a un’alta scrivania, su cui era aperto un grosso libro mastro. Dietro a lui, Gabriele Orsani, molto pallido e con gli occhi infossati, seguiva l’operazione, spronando di tratto in tratto con la voce il vecchio commesso, a cui, a mano a mano che la somma ingrossava, pareva mancasse l’animo d’arrivare in fondo.
LA FEDE di Luigi Pirandello | Testo
In quell’umile cameretta di prete piena di luce e di pace, coi vecchi mattoni di Valenza che qua e là avevano perduto lo smalto e sui quali si allungava quieto e vaporante in un pulviscolo d’oro il rettangolo di sole della finestra con l’ombra precisa delle tendine trapunte e lí come stampate e perfino quella della gabbiola verde che pendeva dal palchetto col canarino che vi saltellava dentro, un odore di pane tratto ora dal forno giú nel cortiletto era venuto ad alitare caldo e a fondersi con quello umido dell’incenso della chiesetta vicina e quello acuto dei mazzetti di spigo tra la biancheria dell’antico canterano.