VISITA di Luigi Pirandello | Testo

Cento volte gli avrò detto di non introdurmi gente in casa senza preavviso. Una signora, bella scusa:
– T’ha detto Wheil?
– Vàil, sissignore, così.
– La signora Wheil è morta jeri a Firenze.
– Dice che ha da ricordarle una cosa.

PIANTO SEGRETO di Luigi Pirandello | Testo

Nella camera mortuaria erano raccolti tutti i parenti il padre vecchissimo, le sorelle coi loro mariti, i fratelli con le loro mogli e i figliuoli più grandi; e chi piangeva silenziosamente, col fazzoletto sogli occhi; e chi, scotendo amaramente il capo, appena appena, con gli angoli della bocca contratti in giù, mirava sul letto tra i quattro ceri la povera morta cosparsa di fiori, con un piccolo crocefisso d’argento e la corona del rosario di grani rossi tra le mani dure, livide, composte a forza sul petto.
Bernardo Sopo, il marito, passeggiava nella camera accanto.

SEDILE SOTTO UN VECCHIO CIPRESSO di Luigi Pirandello | Testo

Era stato, nel suo miglior tempo (come tanti ancora lo ricordavano), uno di quegli uomini che non si sa mai perché siano così: ti guardano con certi occhi; ti scoppiano a ridere in faccia all’improvviso senza motivo; o ti voltano le spalle lasciandoti in asso lì per lì. Per quanto pratichi con loro, non riesci mai a imparare che diavolo covino nel fondo; sempre distratti e come assenti; benché poi, quando meno te l’aspetti, li vedi montare sulle furie per certe cose da nulla, di cui non avresti mai supposto che si potessero accorgere: o, peggio, resti quasi avvilito per conto loro, venendo a sapere dopo qualche tempo che, per futilissimi motivi da te neanche avvertiti, ti han serbato di nascosto un profondo e velenosissimo rancore, mentre li vedi fiduciosi accordar la loro simpatia e la loro stima a cert’altri, dai quali pur sanno d’aver ricevuto male davvero, un mese addietro.

UN CAVALLO NELLA LUNA di Luigi Pirandello | Testo

Di settembre, su quell’altipiano d’aride argille azzurre, strapiombante franoso sul mare africano, la campagna già riarsa dalle rabbie dei lunghi soli estivi, era triste: ancor tutta irta di stoppie annerite, con radi mandorli e qualche ceppo centenario d’olivo saraceno qua e là. Tuttavia fu stabilito che i due sposi vi passassero almeno i primi giorni della luna di miele, in considerazione dello sposo.
Il pranzo di nozze, preparato in una sala dell’antica villa solitaria, non fu davvero una festa per i convitati.

CON ALTRI OCCHI di Luigi Pirandello | Testo

Dall’ampia finestra, aperta sul giardinetto pensile della casa, si vedeva come posato sull’azzurro vivo della fresca mattina un ramo di mandorlo fiorito, e si udiva, misto al reco quatto chioccolio della vaschetta in mezzo al giardino, lo scampanio festivo delle chiese lontane e il garrire delle rondini ebbre d’aria e di sole.

PIANTO SEGRETO di Luigi Pirandello | Testo

Seduto innanzi all’ampia scrivania, su cui stavano aperti e schierati tutt’intorno relazioni e prospetti irti di cifre, il cavalier Cao, magro, ispido, pallido, aspettava che S. E. il Ministro riprendesse a dettare.
Mezzanotte, tra breve. Ed era la terza notte, quella, che il cav. Cao, dopo aver passato l’intera giornata in continua briga al Ministero, veniva lí, al palazzo dove abitava S. E., per stendere finalmente l’Esposizione finanziaria, che il Ministro fra qualche: giorno doveva leggere alla Camera dei Deputati.

LO STORNO E L’ANGELO CENTUNO di Luigi Pirandello| Testo

Ci eravamo levati a bujo e camminavamo da tre ore con una fame da lupi, per certe scorciatoje scellerate che, a dire di Stefano Traìna, ci avrebbero fatto risparmiare un terzo di cammino: ma già tre o quattro volte ci era toccato di tornare indietro, non trovando l’uscita, e non so quanto tempo avevamo perduto…

PRUDENZA di Luigi Pirandello | Testo

Data memorabile per me il 12 aprile del 1891.
Avevo compito da circa un mese trentaquattro anni. Da un pezzo mi notavo nel volto, e precisamente alla coda degli occhi e su la fronte, certi lievi solchi che mi pareva non si potessero ancora chiamar propriamente rughe. Credevo almeno che il numero degli anni miei potesse tuttavia permettermi di non chiamarli tali. Momentanei increspamenti de la pelle, che – sotto l’azione del pensiero, del riso, dell’abituale atteggiarsi della fisonomia – erano divenuti stabili. Ma rughe, no.

UN’ALTRA ALLODOLA di Luigi Pirandello | Testo

Luca Pelletta non avrebbe riconosciuto alla stazione di Roma Santi Currao, se questi non gli si fosse fatto avanti chiamandolo ripetutamente:
– Amico Pelletta! Amico Pelletta!
Intontito dal viaggio, tra la ressa e il rimescolio dei passeggeri che gli davano la vertigine, restò a mirarlo, sbalordito:
– Oh, tu Santi? E come mai? Così…
– Che cosa?
– Quantum mutatus ab illo!
– Ma che abillo? Gli anni, amico Pelletta!

PARI di Luigi Pirandello | Testo

Bartolo Barbi e Guido Pagliocco, entrati insieme per concorso al Ministero dei Lavori Pubblici da vice-segretarii, promossi poi a un tempo segretarii di terza e poi di seconda e poi di prima classe, erano divenuti, dopo tanti anni di vita comune, indivisibili amici.
Abitavano insieme, in due camere ammobiliate al Babuino.