La parafrasi completa dei più importanti canti del Paradiso dell’opera letteraria Divina Commedia scritta da Dante Alighieri. Un Capolavoro Italiano!
Canto I del Paradiso (1 – primo) – Dante invoca Apollo per essere supportato nella scrittura delle cantiche del Paradiso e racconta quindi la sua ascesa al cielo per raggiungere il regno di Dio, l’Empireo. Beatrice spiega al sommo poeta l’ordine divino che spinge ogni creature verso un suo fine.
Canto II del Paradiso (2 – secondo) – Dante e Beatrice raggiungono il cielo della Luna. La donna spiega al poeta l’origine delle macchie lunari, la distribuzione delle virtù tra i diversi cieli e quindi la ragione della differente luminosità degli astri.
Canto III del Paradiso (3 – terzo) – Dante incontra nel cielo della Luna le anime beate che sono venute meno ai loro voti; parla quindi con Piccarda Donati ed apprende la storia anche di Costanza di Svevia. Nel canto viene trattato l’agomento relativo ai gradi di beatitudine.
Canto IV del Paradiso (4 – quarto) – Dante approfondisce con Beatrice l’argomento dell’inadempienza dei voti. La donna nega quindi la teoria di Platone, secondo la quale le anime fanno ritorno alla loro stella di origine dopo la morte del corpo.
Canto V del Paradiso (5 – quinto) – Il Canto V inizia nel cielo della Luna con le anime di coloro che mancarono ai voti fatti. Beatrice spiega perché lei appaia così luminosa da abbagliare Dante, chiarisce il dubbio emerso nel canto IV e spiega la dottrina del voto; in seguito fa un ammonimento ai cristiani. Si ha poi l’ascesa al cielo di Mercurio.
Canto VI del Paradiso (6 – sesto) – Cielo di Mercurio: le anime che si impegnarono in vita affinché l’onore e la fama sopravvivesse alla loro morte. Il canto è dedicato all’imperatore romano Giustiniano ed alla gloria dell’aquila imperiale. Il passo dà a Dante lo spunto per muovere critica alle guerre fratricide fiorentine. Il poeta ascolta anche la storia di Romeo di Villanova.
Canto VII del Paradiso (7 – settimo) – Siamo sempre nel cielo di Mercurio: intonando un inno di ringraziamento e di lode al Dio degli eserciti, Giustiniano e le altre anime beate si allontanano velocissime. Il discorso di Giustiniano insinua in Dante un dubbio al quale Beatrice risponde argomentando con la dottrina dell’Incarnazione e della Passione.
Canto VIII del Paradiso (8 – ottavo) – Nel terzo cielo Dante incontra l’amico Carlo Martello che gli spiega il senso delle diverse attitudini umane volute dalla Provvidenza divina.
Canto IX del Paradiso (9 – nono) – Ci troviamo qui nel Cielo di Venere, delle anime beate degli amanti. In questo canto Dante scaglia tre profezie, con crescente sdegno, contro i principali nemici della politica imperiale. La prima profezia è quella di Carlo Martello che si conclude con un oscuro vaticinio; la seconda è quella di Cunizza da Romano. L’ultima profezia è infine un’invettiva contro i chierici avari.
Canto X del Paradiso (10 – decimo) -L’esordio del canto è un inno proemiale che celebra l’ordine dell’universo sotto l’amorosa guida di Dio. Qui risiedono gli spiriti sapienti che circondano Dante e Beatrice cantando e danzando. Spontaneamente un’anima si offre a soddisfare il desiderio di conoscenza di Dante: è Tommaso d’Aquino, che spiegherà al gradito ospite mortale chi sono le altre anime.
Canto XI del Paradiso (11 – undicesimo) – San Tommaso (un domenicano) narra la storia di San Francesco, che eccelse nel suo ardore di carità divenendo sposo della Povertà. Il santo muove infine una critica alla corruzione diffusa tra i frati domenicani del tempo di Dante.
Canto XII del Paradiso (12 – dodicesimo) – Bonaventura da Bagnoregio (un francescano) racconta la storia di San Domenico, splendore di sapienza e saldo comandante nella guerra contro gli eretici. Alla fine del canto il frate muove una critica alla corruzione dei frati francescani del tempo di Dante.
Canto XIII del Paradiso (13 – tredicesimo) – Siamo nel Cielo del Sole con le anime dei sapienti. Il canto si apre con la danza e canto dei beati. Il primo beato che Dante incontra è san Tommaso.
Canto XIV del Paradiso (14 – quattordicesimo) – Beatrice chiede ai presenti di risolvere un nuovo dubbio di Dante riguardante lo stato dei corpi dopo la risurrezione; risponde Salomone sciogliendo il dubbio del poeta. Dante e Beatrice salgono poi al cielo di Marte, mosso dalle Virtù, dove gli spiriti militanti per la fede formano una croce luminosa nel cui mezzo splende Cristo.
Canto XV del Paradiso (15 – quindicesimo) – Dante incontra Cacciaguida, capostipite della sua famiglia, che gli racconta la sua storia e quindi gli usi e costumi della Firenze antica.
Canto XVI del Paradiso (16 – sedicesimo) – Continua il dialogo tra Dante ed il suo antenato Cacciaguida, che ripercorre ora le antiche famiglie fiorentine e prende spunto dall’argomento per sottolineare quanto sia breve la fama.
Canto XVII del Paradiso (17 – diciassettesimo) – Dante chiede a Cacciaguida la spiegazione di tutte le profezie sentite sul proprio conto durante il viaggio attraverso l’Inferno ed il Purgatorio. L’anima beata anticipa al poeta il suo futuro esilio e tesse le lodi di Alboino, suo futuro protettore. Cacciaguida esorta infine Dante a raccontare nella sua opera ogni cosa vista e sentita durante il suo viaggio attraverso il mondo dei morti.
Canto XVIII del Paradiso (18 – diciottesimo) – Lo spirito di Cacciaguida rivela a Dante che nel cielo di Marte, dove si trovano, ci sono anime di uomini molto famosi e invita il pellegrino a osservare i bracci della croce, dai quali scenderanno altri beati. Dante si accorge di essere salito al cielo successivo, quello di Giove dove gli spiriti sfavillanti d’amore tracciano alcune lettere dell’alfabeto.
Canto XIX del Paradiso (19 – diciannovesimo) – Siamo nel VI cielo di Giove, degli spiriti giusti. Campeggia nel cielo la bella immagine dell’aquila formata da numerose luci beate: l’aquila apre le ali e comincia a parlare in prima persona, esprimendo il pensiero dei beati che la compongono. Dante sottopone all’aquila un dubbio che lo assale da molto tempo e la risposta della stessa si trasforma in una dottrina, quella della Salvezza.
Canto XX del Paradiso (20 – ventesimo) – Siamo ancora nel V Cielo di Giove. Nell’occhio dell’aquila si trovano gli spiriti più eccellenti che formano la sua figura; per questo Dante non comprende come possano due pagani trovarsi lì: Rifeo e Traiano. L’uccello sacro riprende allora a parlare sciogliendo ancora una volta il dubbio del poeta.
Canto XXI del Paradiso (21 – ventunesimo) – Dante e Beatrice salgono al VII cielo, quello di Saturno. Qui si trova lo scaleo d’oro e vi è l’apparizione degli spiriti contemplanti. Dante si ferma a parlare con l’anima di Pietro Damiano che compie un discorso sulla predestinazione e parla inoltre di se stesso. Il canto si chiude con una feroce invettiva contro il lusso dei prelati del giorno d’oggi, paragonati a quelli antichi, umili.
Canto XXII del Paradiso (22 – ventiduesimo) – Siamo ancora nel Cielo di Saturno: Beatrice spiega la ragione del grido delle anime contemplanti; avviene l’incontro con San Benedetto da Norcia che condanna i Benedettini degeneri. Per Dante avviene poi l’ascesa al Cielo delle Stelle Fisse e l’invocazione alla costellazione dei Gemelli, una volta salito egli contempla il cammino percorso.
Canto XXIII del Paradiso (23 – ventitreesimo) – Siamo ancora nell’ VIII Cielo, quello delle Stelle Fisse. Beatrice annuncia l’arrivo delle schiere dei beati e di Cristo in trionfo. Dante è in grado ormai di sostenere il sorriso di Beatrice, poiché ha visto cose tanto alte (l’immagine umana di Cristo). In seguito avviene il trionfo della Vergine Maria e l’apparizione dell’arcangelo Gabriele che danzando le ruota intorno. Infine l’ascesa di Cristo e Maria all’Empireo e la finale apparizione di san Pietro.
Canto XXIV del Paradiso (24 – ventiquattresimo) – Ancora nell’ VIII Cielo delle Stelle Fisse. Beatrice si rivolge agli Apostoli e a San Pietro: questi esamina Dante, interrogandolo sul possesso della fede. Dante risponde ricevendo così l’approvazione e benedizione di San Pietro.
Canto XXV del Paradiso (25 – venticinquesimo) – Si svolge nell’ VIII Cielo, quello delle Stelle Fisse. Nei primissimi versi Dante si augura l’incoronazione poetica a Firenze. In seguito avviene l’apparizione di San Giacomo (Santiago de Compostela), che esamina Dante sulla speranza. La seconda apparizione è quella di San Giovanni Evangelista; Dante resta abbagliato. San Giovanni sfata la leggenda circa il suo corpo.
Canto XXVI del Paradiso (26 – ventiseiesimo) – Questo canto, assieme ai due precedenti costituisce una specie di “esame” di Dante sulle tre virtù teologali: dopo essere già stato interrogato da San Pietro sulla Fede, da San Giacomo sulla Speranza, qui San Giovanni lo interpella sulla carità. Beatrice restituisce al poeta la vista. Il canto si chiude con l’apparizione di Adamo, a cui Dante rivolge quattro domande, e con la risposta del primo padre.
Canto XXVII del Paradiso (27 – ventisettesimo) – Nel VIII Cielo delle Stelle Fisse. Il canto inizia con l’inno dei Santi a Dio, seguita da un’invettiva di san Pietro contro la corruzione della Chiesa e la profezia di un futuro intervento divino. Dante e Beatrice ascendono al Primo Mobile. Il canto si chiude con una seconda invettiva, questa volta di Beatrice contro la cupidigia degli uomini.
Canto XXVIII del Paradiso (28 – ventottesimo) – Il canto si svolge nel nono cielo o Primo Mobile, delle gerarchie angeliche. Dante vede un punto luminosissimo, circondato da nove cerchi luminosi e viene assalito da un dubbio riguardo l’ordine dell’Universo e allora Beatrice enumera e spiega le gerarchie celesti. Il canto finisce con la distinzione fra l’angelologia di Dionigi Areopagita e Gregorio Magno.
Canto XXIX del Paradiso (29 – ventinovesimo) – Ancora nel IX Cielo ovvero il Primo Mobile. Dopo un iniziale silenzio, Beatrice parla per spiegare a Dante riguardo la creazione degli angeli buoni e degli angeli ribelli, delle facoltà angeliche, del numero incommensurabile degli angeli.
Canto XXX del Paradiso (30 – trentesimo) – Il canto si apre con una similitudine astronomica; in seguito avviene la scomparsa dei cori angelici. La bellezza di Beatrice si accresce. Ascesa all’Empireo: visione del fiume di luce e della candida rosa dei beati. Il finale si compone di una riflessione sul seggio di Arrigo VIII di Lussemburgo.
Canto XXXI del Paradiso (31 – trentunesimo) – Siamo ancora nell’Empireo. Dante osserva stupito la candida rosa, forma nella quale gli si
mostrano i beati. Avviene l’apparizione di san Bernardo seguita da un commosso ringraziamento da parte di Dante a Beatrice, tornata nel suo seggio. Il canto si chiude con la glorificazione e il trionfo della Vergine Maria.
Canto XXXII del Paradiso (32 – trentaduesimo) – San Bernardo, sostituita Beatrice come guida già dal canto precedente, spiega l’ordine in cui sono disposti i beati nella Candida Rosa e risolve il dubbio di Dante riguardo alla disposizione e alla salvezza delle anime dei fanciulli. Terminata la sua spiegazione, esorta il poeta a guardare il volto di Maria, perché il suo splendore potrà aiutarlo a contemplare la figura di Cristo. Infine San Bernardo si prepara a pregare la Vergine perché assista Dante nella visione di Dio.
Canto XXXIII del Paradiso (33 – trentatreesimo) – Dopo un lunga preghiera alla Madonna ad opera di San Bernardo, a Dante viene consentito di immergersi nella visione di Dio e quindi dell’universo.