Era quello il secondo anno di carestia. Nel precedente, lo scarso raccolto, gli enormi sprechi e l’esagerata pressione fiscale erano stati compensati dalle provviste accumulate negli anni precedenti. Al secondo anno si arrivò invece totalmente impreparati e la situazione precipitò. La scarsa disponibilità di materie prime portò inevitabilmente al rincaro del prezzo del pane, la cui causa, superato un certo limite, iniziò ad essere attribuita a chiunque possedeva del grano: fornai e coltivatori principalmente.
Il popolo chiese interventi decisivi da parte delle autorità e fu ascoltato dal cancelliere Antonio Ferrer, che, facendo le veci del governatore Gonzalo Fernandez de Cordova, fissò il prezzo del pane ad un valore sì popolare ma sottocosto, ipotizzando cioè un costo della materia prima decisamente inferiore al reale. La legge era ingiusta ma venne fatta rispettare dal popolo stesso, che, capendo facilmente quanto la situazione fosse insostenibile, decise di ottenere il massimo vantaggio e prese d’assalto i forni. Furono ovviamente, a questo punto, i fornai a lamentarsi, minacciando di chiudere bottega e lasciando tutti a stomaco vuoto. Don Gonzalo, informato della situazione, incaricò una giunta di stabilire un prezzo equo: fu inevitabile il rincaro, i fornai respirarono ma il popolo si infuriò.
La sera prima dell’arrivo di Renzo le strade iniziarono a riempirsi di gente carica di rabbia. Il mattino seguente vennero assaliti e derubati i garzoni incaricati di portare il pane alle famiglie più abbienti: è l’inizio del tumulto di San Martino. L’animo della folla si accende e viene quindi preso d’assalto un forno, quello “delle grucce”. Il capitano di giustizia e la sua scorta di alabardieri tentano di frenare il tumulto, ma sono costretti a rifugiarsi nel forno insieme ai proprietari ed ai garzoni di bottega, che per allontanare la folla inziano anche a lanciare pietre dalle finestre, facendo così i primi morti ed esasperando ulteriormente la folla. Aperta finalmente una breccia, quel forno viene infine completamente saccheggiato, mentre gli altri, informati in anticipo della situazione, corrono subito ai ripari e riescono ad evitare di subire la stessa sorte.
Spinto dalla curiosità, ascoltati i discorsi delle persone incontrate sulla via, che iniziano ad attribuire la colpa di tutti i loro mali al vicario di provvisione, Renzo arriva davanti al forno delle grucce. Molte persone stanno uscendo in quel momento dal negozio portandosi dietro oggetti di ogni tipo. Renzo segue la folla e raggiunge così la piazza del Duomo, dove è stato acceso un falò per completare la distruzione. Il ragazzo critica in cuor suo le azioni dei tumultuosi e ne capisce il controsenso: gridano ‘viva il pane’ ma se concian così tutti i forni, dove voglion fare il pane? Ne’ pozzi?.
Giunge la notizia che siano iniziati nuovi disordini presso il forno in piazza Cordusio e tutti si muovono in quella direzione. La notizia è però falsa, c’è gente armata in difesa della bottega, e la folla minacciosa ripiega quindi verso l’abitazione del vicario di provvisione.
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