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La poesia Se questo è un uomo di Primo Levi fa da preludio all’omonimo libro, in cui lo scrittore racconta con estrema forza la dura esperienza vissuta nei Lager e le dure regole dei campi di sterminio.
La composizione è suddivisa in tre parti. Nella prima lo scrittore fa diretto riferimento alla condizione del lettore, descrivendo in modo confortante quelle che sono le certezze irrinunciabili della vita di ogni individuo: una casa, parenti ed amici, il cibo. In questo modo, sentendosi chiamato in causa e potendosi facilmente riconoscere nei primi versi, chi legge è spinto a porre tutta la sua attenzione nella poesia e riesce così poi a sentire ancora più forte e cruda, per contrasto, la descrizione della vita dei deportati nei Lager, totalmente priva di certezze, che occupa con ritmo incalzante la seconda parte dello scritto.
Nell’ultima parte, Primo Levi invita infine il lettore a riflettere, anzi, a meditare affinché non venga dimenticato quello che è stato, affinché non possa cadere nell’oblio ciò che di tanto assurdo qualcuno ha commesso.
Lo scrittore non chiede infatti compassione, ma consapevolezza e vigilanza morale.
Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case,
Voi che tovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d’inverno.
Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi alzandovi;
Ripetetelele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi.