Un’intera nottata
buttato vicino
a un compagno
massacrato
con la sua bocca
digrignata
volta al plenilunio
con la congestione
delle sue mani
penetrata
nel mio silenzio
ho scritto
lettere piene d’amore
Non sono mai stato
tanto
attaccato alla vita
Parafrasi:
[Ho trascorso] Un’intera notte
buttato [a terra] vicino
a un compagno [d’armi]
massacrato
con la bocca spalancata [dalla sofferenza]
e rivolta alla luna piena
con [l’immagine delle] sue mani
gonfie [a causa del freddo]
entrata
nel profondo della mia anima
ho scritto
lettere piene d’amore
Non sono mai stato
così tanto
attaccato alla vita
Analisi:
La forma e lo stile. È la quarta lirica del Porto sepolto, divisa in due strofe di versi liberi di misura breve e brevissima: notevole il bisillabo al verso 15, costituito da un avverbio, a testimonianza della densità di significato che il poeta riesce a dare anche a parole semanticamente vuote nel linguaggio comune. La scena che si ispira a modelli espressionistici e vociani (si pensi alla poesia Viatico di Clemente Rebora) è resa ancora più insostenibile, sul piano stilistico e fonico, attraverso il suono martellante della “t” che attraversa l’intero componimento e ai suffisi –ato e –ata che ne scandiscono i versi. A questi ultimi si lega l’impiego insistito, nella prima strofa, del participio passato che conferisce un’idea di ineluttabilità e immodificabilità a quanto accaduto, amplificando il sentimento di angoscia che pervade il componimento.
I temi. Il celebre componimento porta al centro della raccolta il tema della guerra e il confronto con la morte. La scena è raccapricciante ed esprime al massimo grado l’atrocità della guerra. Non c’è spazio per toni celebrativi di fronte alla tragedia di un compagno caduto: Ungaretti non descrive l’evento nel suo compiersi, ma il già accaduto, ponendo l’accento sul macabro e sulla crudezza. La carica espressiva della descrizione tocca punte oniriche e sfiora il surrealismo nella visione della congestione / delle sue mani / penetrata / nel mio silenzio: qui con una straordinaria sinestesia che raccorda la vista all’udito (la congestione delle mani e il silenzio). Lo sguardo passa dal compagno morto al poeta stesso, creando un legame e una partecipazione fra i due nonché un’angosciosa inquietudine dovuta alla presenza del cadavere. Il contatto diretto con la morte tuttavia accentua l’istinto vitale (Non sono mai stato / tanto / attaccato alla vita), introdotto dalle lettere piene d’amore, come se solo attraverso la scrittura potesse garantire al poeta la sopravvivenza.