Parafrasi canto 5 (V) del Paradiso di Dante

Parafrasi del Canto V del Paradiso – Il Canto V inizia nel cielo della Luna con le anime di coloro che mancarono ai voti fatti. Beatrice spiega perché lei appaia così luminosa da abbagliare Dante, chiarisce il dubbio emerso nel canto IV e spiega la dottrina del voto; in seguito fa un ammonimento ai cristiani. Si ha poi l’ascesa al cielo di Mercurio.

Leggi il testo del canto 5 (V) del Paradiso di Dante


“Se io risplendo come fiamma ai tuoi occhi nel fuoco d’amore
al di là della maniera visibile in terra,
così che supero la tua capacità visiva,

non ti sorprendere; perché ciò nasce
dalla perfezione della mia visione che, quanto più apprende,
tanto più verso il bene appreso si avvicina a lui, Dio.

Io vedo bene ormai come già risplende
nella tua mente la luce divina,
che, dopo averla vista, da sola e per sempre accende l’amore;

e se qualche altro bene terreno attrae il vostro amore,
non è nient’altro se non una sembianza di quella luce divina,
mal compresa, che qui risplende.

Tu desideri sapere se con un’altra opera di bene,
in cambio del voto incompiuto, si può compensare
cosicché l’anima sia al sicuro da ogni contrasto”.

In questo modo Beatrice cominciò questo canto;
e così come un uomo che non interrompe il suo discorso,
continuò così il santo discorso:

“Il dono maggiore che Dio per sua generosità
fece creando, e quello alla sua bontà
più conforme e quello che egli stesso più apprezza,

fu la libertà della volontà;
della quale le creature con intelletto,
tutte quante e solo loro, furono e sono dotate.

Ora comprenderai, se tu parti da questa premessa,
il valore solenne del voto, purché sia fatto in modo che
ciò che tu prometti risulti a Dio gradito;

perché, nello stabilire il patto tra Dio e l’uomo,
si sacrifica questo tesoro, la libera volontà
di cui ti ho parlato; e si compie con il suo atto.

Dunque cosa può offrire l’uomo per risarcimento?
Se credi di poter usare ancora a fin di bene la libertà che hai offerto,
ti illudi di fare opere di bene con denaro mal acquistato.

Ormai ti è stato chiarito il punto fondamentale;
ma dato che la Santa Chiesa in materia di voti concede dispense,
la qual cosa sembra in contraddizione con la verità che ti ho esposto ora,

ti conviene sederti ancora un po alla tavola,
perché il cibo duro da digerire che hai preso a considerare,
ha ancora bisogno di aiuto per essere bene intesa.

Apri la tua mente a ciò che io ti svelo
e fissalo dentro (la mente); perché non si forma scienza,
senza il ricordare ciò che si è appreso.

Sono necessarie due cose per costituire l’essenza
di questo voto: l’una è quella
di che cosa si offre; l’altra è il patto.

Quest’ultima non si annulla mai
se non con il fatto di compierla; e riguardo ad essa
così chiaramente prima ne ho parlato:

perciò agli Ebrei fu sempre d’obbligo
di fare offerte a Dio, sebbene qualche offerta
si potesse sostituire, come devi sapere.

L’altra cosa necessaria, che ti è famigliare come oggetto del voto,
può ben essere tale che non si compie peccato
se la si tramuta con un’altra offerta.

Ma nessuno si cambi il peso sulle sue spalle
a suo libero piacimento, senza il giro
della chiave d’argento e di quella d’oro;

e ogni sostituzione giudica errata,
se la materia del voto abbandonata dentro la cosa presa in cambio
non è contenuta, così come il numero quattro dentro il sei.

Pertanto qualunque materia di voto che pesi tanto
per suo valore da far traboccare ogni bilancia,
non può essere pareggiata con nessun’altra offerta.

Non prendano il voto alla leggera gli uomini:
siate fedeli, e nel far ciò non siate stolti,
come fu Ieptè riguardo alla sua prima offerta;

al quale sarebbe più convenuto dire “Ho agito male”,
piuttosto che, osservando la promessa, fare peggio; e ugualmente sciocco
puoi considerare il grande condottiero dei Greci (Agamennone),

che pianse la bellezza della figlia Efigènia,
e si fece compiangere da tutti, folli e saggi,
che avevano sentito parlare di un sacrificio così spietato .

Siate, O cristiani, più ponderati nell’agire:
non siate come la piuma ad ogni soffio di vento,
e non crediate che qualsiasi acqua vi lavi via i peccati.

Avete i libri del nuovo e Vecchio Testamento,
e il pastore della Chiesa, il Papa, che vi guida;
vi sia sufficiente questo per la vostra salvezza.

Se una bramosia malvagia vi esorta ad agire diversamente,
siate uomini, e non pecore impazzite,
così che gli Ebrei tra di voi non ridano di voi!

Non fate come l’agnello che abbandona il latte
della propria madre, e ingenuo ed irrequieto
con se stesso a suo piacere lotta!”

Così Beatrice parlò a me come io sto scrivendo;
dopo si rivolse piena di desiderio
verso quella parte dove il mondo è più ravvivato dal sole.

Il suo silenzio e la trasfigurazione del suo aspetto
posero in silenzio il mio ingegno desideroso di sapere,
che aveva già nuove domande pronte;

e così come la freccia che nel segno
colpisce prima che la corda dell’arco abbia smesso di vibrare,
allo stesso modo corremmo al secondo cielo.

In questo luogo vidi la mia donna così raggiante di gioia,
non appena entrò nella luce di quel cielo,
che addirittura il pianeta ne divenne più luminoso.

E se il pianeta cambiò la sua luce e rise di gioia,
quale cosa mai feci io che già solo di mio natura
sono pronto ad ogni cambiamento!

Come in una peschiera dall’acqua calma e limpida
i pesci accorrono a ciò che viene da fuori
poiché lo stimano come cibo per loro,

così io vidi bene più di mille anime splendenti
accorrere verso di noi, e da ciascuna di queste si sentiva:
“ecco chi aumenterà il nostro amore spirituale”.

E man mano che ciascuno veniva verso di noi,
si vedeva l’anima piena di gioia
attraverso il chiaro folgore che si emanava dall’anima stessa.

Pensa, o lettore, se la trattazione che qui comincia
non andasse avanti, come avvertiresti tu
un’angosciosa carenza di sapere;

e capirai da te stesso come da costoro
io desiderassi sapere la loro condizione,
non appena mi furono manifesti davanti agli occhi.

“O uomo nato fortunato a cui la grazia divina concede
di vedere i troni dei santi trionfanti nell’Empireo
prima che si abbandoni la vita terrena,

della luce di amore divino che si estende per tutto il cielo
noi siamo accesi; e perciò, se desideri
chiarimenti riguardo a noi, a tuo piacimento chiedi pure”.

Così da una di quelle anime caritatevoli
mi fu detto; e Beatrice proseguì: “parla parla
con certezza, e credi a loro come se fossero esseri divini”.

“Io vedo nitidamente come tu sei chiusa come un nido
nella tua luce, e che la trai (la luce) dai tuoi occhi,
perché (la luce) lampeggia non appena tu ridi;

ma non so chi tu sia, né perché tu abbia,
anima valorosa, il grado di beatitudine del cielo di Mercurio
che è nascosto ai mortali dai raggi del sole”.

Ciò dissi io rivolto alla luce
che prima mi aveva parlato; così che ella si fece
più lucente ancora di quando non fosse prima.

Così come il sole che diventa invisibile di per sé
per la sua eccessiva luminosità, appena il calore ha eroso
i densi vapori che ne temperavano la luce,

così, per l’aumentata gioia, si nascose alla mia vista
l’anima beata dentro la sua luce raggiante;
e così completamente nascosta mi rispose

nel modo in cui verrà detto nel prossimo canto.

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