LE DUE VERITA’ DELL’AMORE di Roberto Mocher

Quando si presentava l’occasione, Mathieu, con le persone giuste, amava raccontare come si fossero incontrati i suoi genitori. Forse perché era una storia inusuale, almeno per una piccola città della Sicilia. Forse perché, in fondo, era anche una bella storia d’amore, degna di un film di Amedeo Nazzari e Assia Noris. O forse perché, nel raccontarla, poteva rimarcare, con nonchalance, la differenza delle sue origini. Le fasi del racconto erano sempre narrate sommariamente, come se alcuni dettagli fossero andati persi per sua dimenticanza o per una sorta di pudore dei genitori nel tramandargli la storia per intero

PESTE di Alfredo Colitto

Rannicchiata al buio in un’aiuola del patio, Cecilia di Nola restò paralizzata dal terrore, sentendo le voci dei due uomini a pochi passi.

Uno era coperto di seta dalla testa ai piedi: giacca a falde svasate di seta rosa con ricami d’oro, camicia e calze di seta bianchissima, brache di seta grigia al polpaccio, scarpe lucide dalle fi bbie d’argento. L’altro era un uomo sulla sessantina, con una massa di capelli bianchi che sembravano la criniera di un leone. La bassa statura e la pancia prominente sulle gambe magre contrastavano con l’aspetto fi ero del viso. Cecilia non ebbe bisogno che si voltasse verso le grandi lanterne appese ai lati dello scalone, per riconoscerlo. Era don Gustavo Guzmán, il conte, il padrone del palazzo e di tutti quei servi.
La sua paura aumentò…

LE LEGGI DEL NOSTRO AMORE di Valentina Canale Parola

Ho sempre amato la giustizia: già da bambina, infatti, mi vedevo proiettata in uno studio legale di gran fama, agli ultimi piani di un vistoso grattacielo vetrato.
All’età di sei anni, mentre tutte le mie coetanee seguivano serie interminabili di cartoni animati, io avevo appuntamento fisso con un particolare programma in cui erano svolte diverse cause giudiziarie: guardavo con gusto i battibecchi tra i due contendenti che, con sorrisini alternati e insignificanti battutine, cercavano di accaparrarsi la simpatia del pubblico come se fossero gli spettatori a decretare la sentenza al posto del giudice. Crescevo e mentre le ragazzine seguivano le vicende amorose di viziati divi hollywoodiani, io ero ossessionata da un telefilm in cui una giovane donna, da poco diventata avvocato, alternava le intense giornate passate in un’aula di tribunale all’amore frastornato con una sua vecchia fiamma: ovviamente, non ero interessata molto alla sua storia d’amore anzi, non m’interessava proprio…

CARBONE di Giacomo Marcou e Leonardo Corsini

“Non puoi restare qui, te ne devi andare, io non ne posso più di queste storie!”: le parole gridate da sua madre gli rimbalzavano nel cervello, provocandogli una lieve fitta alla nuca che faceva da eco al dolore della mano sinistra ogni volta che tirava la frizione. Sentiva la resistenza del vento sul petto e dentro il giubbotto di pelle nera avvertiva l’accelerare dei battiti cardiaci ogni volta che ripensava alla furiosa lite con suo padre. Eric odiava quell’uomo, di lui non riusciva più a tollerare neanche il minimo gesto. Trovava insopportabile persino la sua corporatura, la sua pancia, cresciuta esageratamente negli ultimi tre anni, il suo modo di camminare, il suo modo di atteggiarsi a divo, il suo puzzo di piedi ogni volta che, toltosi le scarpe e lasciatosi cadere sul divano di fronte al televisore, diffondeva appoggiando goffamente i talloni sul tavolino da fumo.

TRENT’ANNI… E LI DIMOSTRO di Amabile Giusti

La ragazza ha un culo che assomiglia a un mandolino di teak, e indossa uni spaghetto di seta maculata che spaccia per mutanda.
Sta rovistando nel frigo, tra un pezzo di formaggio non proprio fresco e un grappolo di pomodori, a caccia di una lattina di birra incollata alla parete rivestita di brina.
La fisso, e mi trema una palpebra per la rabbia.

L’ORDINE DEL CARDINALE di Gianni Baleani

È un giorno che disperavo di vedere. Il mio lavoro è finito è potrò gettare alle ortiche le fictioni di una vita a ogni apparenza honesta e finalmente dichiarare omne veritate: potrò trascurare la documentazione accumulata in tanti anni: le lettere, i preziosi manoscritti che ho rilegato per meglio serbarli, così pure i miei appunti stesi su fogli malandati. Li sigillerò in una cassa di rovere perché nulla sia negato a chi troverà le carte che dimostreranno veritiera ogni mia historia.
Presto qualcuno verrà. La voce della Vallicella non mente, e sono lieto d’aver posto termine al mio compito, assunto più di vent’anni fa, e tuttavia provo vergogna immensa per la gratitudine che dovrei a chi me lo comandò; troppo mi pesa averlo trascurato fino a oggi e non avergli dato compimento che dopo sì lungo tempo…

LE PIU’ PICCOLE DEL ’68 di Elena Costa

Si era fatta notte in un lampo.
Le voci scomposte d’ansia e paura si erano affievolite. Rimanevano solo i sussurri.
Vinte dalla stanchezza, le ragazze più piccole dormivano.
Dormivano sedute ai tavoli con il capo appoggiato alle braccia incrociate, accanto alle macchine spente che emettevano ancora calore. Dormivano sdraiate per terra sulle lise coperte militari sottratte da casa. Dormivano appoggiate al muro senza intonaco, per trovare una minima frescura.
Le più grandi – se grandi potevano essere chiamate ragazze di sedici, diciotto, al massimo vent’anni – non riuscivano a smettere di parlare, resistendo al sonno.
Erano le operaie anziane, che in fabbrica, anzi in qel garage trasformato in fabbrica, ci venivano fin dal primo giorno, dall’apertura del 1963, quando il signor Pagano aveva deciso di portare il progresso in paese.
Erano state da poco bambine e ora dividevano la responsabilità di una azione grande e spaventosa.

IL CUORE NON DIMENTICA MAI di Ilaria Carioti

Dopo mesi di coma, contro ogni più rosea aspettativa Erika riapre finalmente gli occhi. Il peggio sembra essere superato, in breve viene dimessa dall’ospedale e si potrebbe quindi dire che possa finalmente tornare a vivere la sua vita… ma la realtà è ben diversa: la giovane donna ha perso la memoria recente, il suo ultimo ricordo risale a cinque anni prima e la sua vita non le sembra più appartenere.
Si ritrova legata ad un uomo ricchissimo e potente, conosciuto e sposato nel periodo della sua vita di cui non ha più memoria. Un uomo che la riempie di regali, ma che in fondo non sa dedicarle vere attenzioni e che lei stessa non sente di amare. Si trova a vivere in un mondo dai molti lati oscuri, tenuto insieme dai soldi del marito, circondata da gente frivola con la quale non sente di avere nulla in comune.
Perché ha spostato Giuseppe? Non può proprio credere di averlo fatto solo per soldi, ma non vede neanche cosa altro possa averla spinta tra le braccia di lui.

IN FONDO AL TUO CUORE – INFERNO PER IL COMMISSARIO RICCIARDI di Maurizio de Giovanni

Cade, il professore. E intanto i suoi pensieri si frantumano in mille piccoli pezzi, lampi di coscienza che non costruiranno mai più una di quelle frasi armoniose per le quali è giustamente famoso nelle aule universitarie. Ormai sono come frammenti di uno specchio rotto che riflettono nella caduta quello che possono catturare, rimpiangendo quando insieme componevano una sola, bella immagine.

Uno dei frammenti cattura l’amore.

IO STO CON MARTA! di Giorgio Ponte

Gentile Editore, mi chiamo Marta Barbieri, ho ventinove anni e sono di Palermo. Avete mai riflettuto su quante sciocchezze si scrivono in un curriculum? Di tutto, pur di fare colpo. Io lo so, perché ne ho mandati un’infinità. Ed è proprio a causa di uno di questi se sono finita a più di mille chilometri da casa mia. Se però dovessi presentarmi in modo sincero, puntando sulle reali caratteristiche che mi contraddistinguono, credo che scriverei così: “Mi chiamo Marta Barbieri, ho ventinove anni, sono siciliana, e possiedo un talento naturale per incasinarmi la vita”. E non il solito “sono dinamica, flessibile ed energica”, che poi, a forza di scrivere ste cretinate, non sai più se stai parlando di te o di una lampadina.
Quindi proseguirei con: “Sono disperata, sarò la vostra schiava, assumetemi o mi ammazzo”.
Ecco cosa si dovrebbe scrivere.
Pura verità.
Tanto, questo, loro lo sanno già.