LA COLLERA DI NAPOLI di Diego Lama

– Ne hanno trovata un’altra – disse Serra inarcando le sopracciglia.
Il commisario rimase di stucco, come se avesse ricevuto uno scappellotto dietro la nuca.
– Un’altra? E quando?
– Questa notte, anzi, questa mattina, alle cinque: un pescatore ha visto il corpo sulla spiaggia.
– Maledetta miseria! – urlò soffiando lontano il fumo del sigaro…

MURDER, SHE BAKED di Diego Tonini

Il campanello sopra la porta trillò mentre si infilava nella stanza vuota e silenziosa. Fece qualche passo e si avvicinò al bancone, dove una dozzina di utensili in plastica colorata erano disposti ordinatamente in fila.
«C’è nessuno?»
Sfiorò con la mano gli attrezzi, oggettini dalle punte arrotondate che la facevano pensare alle possibili relazioni tra Hello Kitty e una camera operatoria…

LA VITA PRODIGIOSA DI ISIDORO SIFFLOTON di Enrico Ianniello

Quando ero appena nato, avevo stretto gli occhi, i piccoli pugni blu per la tensione, avevo aperto la bocca e mi ero fatto rosso, come tutti i neonati. Ma non avevo pianto, eh no; avevo urlato, ma non avevo pianto. L’aria era entrata prepotente e senza invito nei polmoni non allenati, e io l’avevo ricacciata indietro con tutta la mia forza, ma non mi ero messo a piangere, non avevo fatto “nguè”. Avevo fatto “prì”. Avevo fischiato…

SGUARDO INQUIETO di Donatella Garitta Saracino

Ho ucciso.
In maniera premeditata, per odio e vendetta.
L’ho fatto con perizia, cercando di non lasciare nulla al caso; ho curato tutto nei minimi dettagli ma proprio un dettaglio, quasi insignificante, ha portato gli inquirenti ad arrestarmi e condannarmi.
Presto lascerò la prigione, per sempre, e avrò quella libertà a lungo desiderata e che speravo di raggiungere eliminando la persona che mi aveva a lungo fatto soffrire.
Quando la mia vittima ha esalato l’ultimo respiro e ho realizzato che tutto era terminato ho provato sollievo e poi… smarrimento…

IL TESSITORE DI SOGNI di Alex Calvi

Sam Banks, uno dei miei più cari amici d’infanzia, si suicidò il 7 marzo alle 11.32 am. Evidentemente voleva andare sul sicuro, perché scelse di spararsi in testa con una Beretta calibro 9.
Circa tre ore dopo, alzò la cornetta e mi telefonò.
Purtroppo, però, in quel momento non ero in casa e lui mi lasciò un messaggio sulla segreteria telefonica.

NEMMENO LE GALLINE di Alessio Mussinelli

“Maledetto uccello”.
Così esordì Guido Arcangeli la mattina del 20 giugno 1938.
Sua moglie Angelina si girò nel letto senza proferir parola e trascinò con sé il lenzuolo. La défaillance del marito non le era parsa una tragedia. Anzi. Per una notte era stato un piacere dormire senza prestarsi agli obblighi matrimoniali.
Guido si diede una grattata alla spala, intarsiata dalle righe del materasso, e infilò un paio di pantaloni e una canottiera.
“Maledetto uccello”, fece ancora uscendo dalla camera…

COME DONNA INNAMORATA di Marco Santagata

Lui non aveva capito, la sua poesia aveva intuito che Beatrice era un essere eccezionale. Non perché era bella, non perché brillava in società. Aveva intuito che la sua straordinarietà consisteva nel donare serenità, gioia, speranza, pace. Un dono che le era stato dato dal Cielo. Adesso che aveva saputo, comprendeva che il dono era anche una prova. Dio l’aveva eletta, ma le aveva imposto di splendere nel dolore e nel sacrificio. Nel modo arcano con il quale parla ai prescelti le aveva ordinato di non chiudersi nell’ombra e di non lasciare spegnere la luce che le aveva infuso; lei, obbediente, teneva nascosta dentro di sé la notte e arricchiva il giorno di un ulteriore fulgore. Si era domandato tante volte quale fosse il mistero di Bice e adesso gli si era rivelato. Sì, era un miracolo. Per un attimo gli era venuto di paragonarla a Cristo.

IL SENTIERO DEI PROFUMI di Cristina Caboni

Il profumo è il sentiero. Percorrerlo significa trovare la propria anima.

Il primo ricordo di Elena era il sole accecante della Costa Azzurra, il secondo una distesa infinita di lavanda. Verde e blu e rosa e lilla, e poi bianco e ancora e ancora… e poi c’era l’oscurità della bottega, quella dove sua madre lavorava china sui tavoli ricoperti da boccette di vetro e alluminio…

LA COMPAGNIA DELLA MORTE di Alfredo Colitto

Seduto su una poltrona con lo schienale rigido e il cuscino troppo imbottito, tra il letto e la finestra, Sebastiano Filieri ansimò come se fosse lui quello in fin di vita, e non sua cognata Maria. Le parole che lei aveva appena pronunciato, nel delirio della febbre che se la stava portando via, lo aveva colpito come pugni allo stomaco, riaprendo una ferita che per otto anni si era sforzato di considerare guarita.
Ma non era guarita affatto. In fondo lo aveva sempre saputo…

LA CHIAVE DI DANTE di G.L. Barone

Il telefono squillò.
L’uomo aprì gli occhi lentamente e in un primo momento faticò a riconoscere la stanza in cui si trovava.
Il trillo, intanto, era sempre più insistente. Da lontano e sommesso era diventato forte e chiaro, come un punteruolo che si incuneava nel suo cervello.
«Pronto», balbettò con la bocca impastata che sapeva ancora di alcol.
«Signor Cassini, è la reception», rispose una voce educata in un italiano perfetto.
Lo specchio barocco contornato in oro, la tappezzeria rossa e beige, il soffitto alto sei metri: adesso tutto cominciava ad apparire più familiare. Era nella suite Imperiale dell’hotel Ritz. Stava sdraiato nello stesso letto a baldacchino che la sera precedente aveva diviso con… la ragazza dallo strano braccialetto… come aveva detto di chiamarsi?
«Professore, ci aveva dato disposizioni precise», continuò la voce dall’altro capo del telefono. «Ci aveva chiesto di svegliarla alle 9 in punto».
Manuel Cassini si mise seduto sul letto. Con i piedi nudi sfiorò appena il tappeto. «Grazie», sussurrò con un filo di voce. In quel momento, la testa gli girava come se si fosse scolato un’intera cassa di Dom Pérignon. Almeno era quello che pensava, visto che non aveva l’abitudine di bere molto e non ricordava di essersi mai sentito tanto spossato…