Che stizza per quella nebbia, il signor Bareggi! Gli parve sorta a tradimento proprio per lui, per pungerlo fredda, con punture lievi di sottilissimi aghi, alla faccia, alla nuca, e:
– A te, domani, le fitte a tutte le giunture, – si mise a dire, – la testa che ti pesa come il piombo, e gli occhi che non li puoi più aprire, tra il gonfiore di queste belle borse acquerose! Parola d’onore, va a finir che la faccio davvero, la pazzia!
Autori famosi
PIUMA di Luigi Pirandello | Testo
Già s’era accorta che la pietà dei parenti non era tanto a costo delle sue sofferenze, quanto di quelle che ella dava loro, senza volerlo, col suo male inguaribile; e che insomma nasceva da un certo goffo rimorso quella loro affannata pietà. Il grosso marito calvo e accigliato, quella grossa cugina povera, corazzata da due poppe prepotenti sotto il mento, i capelli che parevano un casco di ferro su la fronte bassa e quel pajo di spaventosi occhiali sul fiero naso, anche un po’ baffuta, poverina; volevano soffrire per lei perché intendevano di pagare così il sollievo, il bene che sarebbe loro venuto dalla sua morte.
UN’IDEA di Luigi Pirandello| Testo
Lasciata la solita compagnia nel caffè (tra i lumi e gli specchi pieni di fumo) si trova davanti la notte: vitrea, quasi fragile nella purezza degli astri sfavillanti sulla vastissima piazza deserta.
Attraversarla, gli pare impossibile; la vita, in cui deve rientrare, irraggiungibilmente remota da essa; e tutta la città, come da secoli disabitata, coi fanali che ancora la vegliano nel chiarore misterioso di quella gelida azzurrità notturna. Impossibile il rumore dei suoi passi in quel silenzio che pare eterno.
L’ONDA di Luigi Pirandello | Testo
Era Giulio Accurzi, come si suol dire in società, un bel giovine: trentatré anni, facoltoso, elegante, non privo di spirito. Godeva poi, nel concetto degli amici, d’una specialità: s’innamorava costantemente delle sue inquiline.
Possedeva una casa a due piani: affittava il primo, a cui era annesso un terrazzo, che dava su un grazioso giardinetto riserbato per un’angusta scala interna al secondo piano; abitava in questo con la madre paralitica, relegata da parecchi anni in poltrona.
LA ROSA di Luigi Pirandello | Testo
Nel bujo fitto della sera invernale il trenino andava col passo di chi sa che tanto ormai non arriva piú a tempo.
In verità la signora Lucietta Nespi, vedova Loffredi, per quanto annojata e stanca del lungo viaggio in quella sudicia vettura di seconda classe, non aveva alcuna fretta d’arrivare a Péola.
Pensava… pensava…
VA BENE di Luigi Pirandello | Testo
Stato di servizio (fino addí 5 marzo del 1904)
A Sorrento, da Corvara Francesco Aurelio e Florida Amidei, nella notte dal 12 al 13 febbrajo dell’anno 1861, nasce Cosmo Antonio Corvara Amidei, e subito è accolto male: a sculacciate; preso per i piedi dalla levatrice e tenuto per qualche momento a testa giú, perché, quasi strozzato a causa delle doglie stanche della madre, è entrato nel mondo senza strillare.
Botte, finché non strilla.
CANDELORA di Luigi Pirandello | Testo
NEL SEGNO di Luigi Pirandello | Testo
LA RICCA di Luigi Pirandello | Testo
Solevan le tre sorelle di Giulia Montana maritate così senza aspettar tempo e amore, secondo la lor condizione sociale e i beni di fortuna, sparlare a preferenza della sorella rimasta nubile ostinatamente, e sfoggiando sotto voce massime prudenziali comentavan con amarezza le più serie proposte di matrimonio da lei respinte; e da buone figliuole, commiseravano il vecchio padre inasprito sempre e rigido, come di marmo, verso quell’ultima figlia, e anche lei, la povera Giulia, per quella sua disgrazia, come esse dicevano.
LA BERRETTA DI PADOVA di Luigi Pirandello | Testo
Berrette di Padova: belle berrette a lingua, di panno, a uso di quelle che si portano ancora in Sardegna, e che si portavano allora (cioè a dire nei primi cinquant’anni del secolo scorso) anche in Sicilia, non dalla gente di campagna che usava di quelle a calza di filo e con la nappina in punta, ma dai cittadini, anche mezzi signori; se è vera la storia che mi fu raccontata da un vecchio parente, il quale aveva conosciuto il berrettajo che le vendeva, zimbello di tutta Girgenti allora, perché dei tanti anni passati in quel commercio pare non avesse saputo ricavare altro guadagno che il nomignolo di Cirlinciò, che in Sicilia, per chi volesse saperlo, è il nome d’un uccello sciocco.