LE CITTA’ INVISIBILI di Italo Calvino

Le città invisibiliTitolo: Le città invisibili
Autore: Italo Calvino
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In breve:
Non è detto che Kublai Kan creda a tutto quel che dice Marco Polo quando gli descrive le città visitate nelle sue ambascerie, ma certo l’imperatore dei tartari continua ad ascoltare il giovane veneziano con più curiosità e attenzione che ogni altro suo messo e esploratore. Nella vita degli imperatori c’è un momento, che segue all’orgoglio per l’ampiezza sterminata dei territori che abbiamo conquistato, alla malinconia e al sollievo di sapere ce presto rinunceremo a conoscerli e a comprenderli; un senso come di vuoto che ci prende una sera con l’odore degli elefanti dopo la pioggia e della cenere di sandalo che si raffredda nei bracieri; una vertigine che fa tremare i fiumi e le montagne istoriati sulla fulva groppa dei planisferi, arrotola uno sull’altro i dispacci che ci annunciano il franare degli ultimi eserciti nemici di sconfitta in sconfitta, e scrosta la ceralacca dei sigilli di re mai sentiti nominare che implorano la protezione delle nostre armate avanzati in cambio di tributi annuali in metalli preziosi, pelli conciate e gusci di testuggine: è il momento disperato in cui si scopre che quest’impero che ci era sembrato la somma di tutte le meraviglie è uno sfacelo senza fine né forma, che la sua corruzione è troppo incancrenita perché il nostro scettro possa mettervi riparo, che il trionfo sui sovrani avversari ci ha fatto eredi della loro lunga rovina. Solo nei resoconti di Marco Polo, Kublai Kan riusciva a discernere, attraverso le muraglie e le torri destinate a crollare, la filigrana d’un disegno così sottile da sfuggire al morso delle termiti.

La letteratura combinatoria. Le città invisibili nascono negli anni parigini di Calvino, in pieno clima strutturalista, dopo i contatti tra lo scrittore italiano e i membri dell’Oulipo, in particolare Raymond Queneau, tra i massimi esponenti del filone della letteratura potenziale. Già con la trilogia araldica Calvino aveva ceduto al fascino delle infinite possibilità della narrazione, del mescolamento dei generi e quindi di quegli elementi che costituiscono la sostanza stessa della letteratura, basata sugli artifici retorici, le costruzioni narrative, i rimandi del testo. Dopo l’incontro con Queneau e forse suggestionato dalla labirintica orchestrazione testuale di Borges, Calvino sperimenta una scrittura più intellettualistica e scopertamente combinatoria.

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