La struttura dell’opera. I circa 50 testi che costituiscono le Occasioni furono scritti da Eugenio Montale tra il 1926 e il 1939, anno di pubblicazione della raccolta. La suddivisione in quattro sezioni e un testo a mo’ di introduzione (Il balcone) ne rendono la struttura molto simile a quella degli Ossi di seppia.
Gli “istanti fatali dell’esistenza”. La prima sezione richiama gli Ossi di seppia per i temi e per la varietà dei testi; ciò accade anche per un altro componimento esemplare della quarta sezione, La casa dei doganieri, che si pone infatti come un testo-cerniera tra le due raccolte e si avvicina decisamente al primo libro per il paesaggio ligure sullo sfondo (a differenza delle restanti liriche, dove è quello toscano a prevalere) e per la precarietà dell’esistenza e del destino dell’uomo, che caratterizzano l’impianto tematico. Tuttavia il libro presenta delle novità decisive sia sul piano tematico che stilistico. Innanzitutto il titolo fa riferimento a ipotetiche occasioni psicologiche e umane, episodi della vita di cui spesso vengono taciute le premesse, rendendo talvolta ardua la piena comprensione del testo. Le occasioni del titolo quindi non richiamano le “poesie d’occasione”, poesie scritte su committenza, pratica in uso in un passato neanche troppo lontano, ma si riferiscono a «istanti fatali dell’esistenza» (Giorgio Zampa), momenti in cui finalmente si riesce a cogliere un senso nella pochezza e banalità della vita, riscattandola. In un certo senso, gli “istanti fatali” rappresentano un’evoluzione dei “varchi” e delle “maglie rotte nella rete” che il poeta, in Ossi di seppia, inseguiva per liberarsi dell’angoscia del vivere.
L’amore nell’attesa della catastrofe. Il tu femminile a cui il poeta si rivolgeva negli Ossi diventa adesso una figura dai contorni sempre sfumati, ma con caratteristiche che la rendono individuabile: è Irma Brandeis (con lo pseudonimo Clizia), donna che Montale aveva frequentato durante gli anni fiorentini e a cui è dedicata l’intera sezione dei Mottetti, nucleo dell’opera. Il poeta riveste la figura femminile di attributi salvifici, presentandola come un essere sfuggente, con qualità superiori a quelle degli altri esseri umani, in grado, alla pari degli “istanti fatali”, di trarre in salvo l’uomo dalla barbarie esistenziale e storica: non va dimenticato infatti che quegli anni erano caratterizzati dai regimi totalitari e lo stesso Montale pagò le conseguenze della sua mancata adesione al fascismo, vedendosi revocato l’incarico di direttore del Gabinetto Vieusseux a Firenze. Pertanto l’amarezza e le angoscia esistenziale, che caratterizzavano il primo libro, vengono incanalate in una dimensione storica e politica, sebbene in modo spesso traslato e allegorico. I Mottetti, che richiamano l’ambito musicale (il nome indica sia brevi composizioni polifoniche e strumentali, sia un piccolo componimento poetico dal tono sapienziale) si costituiscono come un canzoniere d’amore in cui emergono i temi dell’assenza e dell’attesa della donna amata, temi che ingenuamente hanno in passato portato alcuni critici a collocare le Occasioni in un ambito non distante da quello della poesia ermetica. In realtà l’amore, destinato a rimanere forse inappagato e simbolo di una bellezza ideale, diventa una forma di resistenza alla ferocia fascista, in particolare per i concreti riferimenti biografici che hanno segnato la vicenda di Montale e della Brandeis, quest’ultima trasferitasi negli Usa per sfuggire alle leggi razziali (esemplificativi dell’intera sezione sono Ti libero la fronte dai ghiaccioli e Non recidere forbice quel volto). Il clima cupo d’angoscia, in accordo con la tragica stagione che l’Europa stava per vivere, ritorna nell’ultima sezione del libro e prelude alla minaccia della guerra che di lì a poco sarebbe scoppiata.
Musicalità e complessità sintattica. Sul piano stilistico e retorico, si assiste al largo impiego del correlativo oggettivo che rende la scrittura marcatamente allusiva. Fa da contraltare una musicalità straordinaria, che punta su soluzioni foniche varie e imprevedibili e predilige un’armonia giocata sulla ricchezza consonantica. La raffinatezza formale tocca l’apice proprio nei Mottetti, dove alla perizia compositiva e musicale si associa una complessità logico-argomentativa che sfocia spesso nell’arguzia. Il lessico diventa ancora più raro e prezioso, sebbene il vocabolario montaliano sia ampio ed inclusivo.
NOTA: Il correlativo oggettivo consiste nel presentare oggetti e situazioni quotidiane nella loro evidenza concreta, partecipi del contesto di cui fanno parte, ma nello stesso tempo sono segni di tensioni psicologiche, stati d’animo e vere e proprie epifanie che pongono in relazione il dato oggettivo con qualcosa che va oltre il dato fisico. Nella lirica Spesso il male di vivere a uno stato d’animo e a una situazione astratta fanno seguito, senza essere introdotti da una similitudine o da un rapporto metaforico, alcuni dati concreti che incarnano l’idea stessa di aridità e sofferenza: Spesso il male di vivere ho incontrato: / era il rivo strozzato che gorgoglia, / era l’incartocciarsi della foglia / riarsa.
Testo, parafrasi e commento delle più importanti poesie:
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