Parafrasi canto 25 (XXV) del Paradiso di Dante

Parafrasi del Canto XXV del Paradiso – Si svolge nell’ VIII Cielo, quello delle Stelle Fisse. Nei primissimi versi Dante si augura l’incoronazione poetica a Firenze. In seguito avviene l’apparizione di San Giacomo (Santiago de Compostela), che esamina Dante sulla speranza. La seconda apparizione è quella di San Giovanni Evangelista; Dante resta abbagliato. San Giovanni sfata la leggenda circa il suo corpo.

Leggi il testo del canto 25 (XXV) del Paradiso di Dante


Se mai avverrà che il sacro poema
nel quale hanno contribuito sia il Cielo sia la Terra,
che mi ha tenuto impegnato per molti anni,

vinca la crudeltà che mi chiude fuori
dal bell’ovile (Firenze) dove io da agnello (bambino) dormii
odiato dai nemici, come lupi che gli fan guerra;

ormai con voce ben diversa, e con altri capelli (invecchiato)
ritornerò lì come poeta, e sulla fronte
del mio battesimo (Battistero di San Giovanni) riceverò la corona di alloro;

poiché lì (a Firenze) io entrai nella fede,
che rende gradite le anime a Dio, e in seguito
Pietro girò intorno alla mia fronte con la sua luce in segno di approvazione.

Poi un’altra luce si mosse verso di noi
da quella corona di beati da dove era uscito il primo
dei vicari di Cristo in Terra;

e Beatrice, piena di gioia,
mi disse: “Guarda, guarda: ecco il santo
per cui sulle Terra si va in pellegrinaggio in Galizia (Santiago de Compostela)”.

come quando il piccione si avvicina
al compagno, l’uno e l’altro manifestano
il proprio affetto, girando e facendo il verso;

così io vidi l’uno (Giacomo) essere accolto
dall’altro (Pietro) principe glorioso,
lodando il cibo spirituale che in paradiso li nutre.

Ma dopo che il vicendevole rallegrarsi fu terminato,
ciascuno in silenzio si fermò davanti a me,
splendente tanto da costringere il mio volto a chinarsi.

Allora Beatrice disse ridendo
“Oh anima gloriosa da cui fu esaltata
la liberalità di questa celeste reggia (paradiso),

in questo cielo fai risuonare la speranza:
tu la conosci bene, poiché tante volte la rappresenti,
quante Gesù mostrò la sua predilezione ai suoi tre apostoli”.

“Alza la testa e lasciati rassicurare;
poiché ciò che arriva quassù dal mondo mortale
c’è bisogno che si perfezioni adeguandosi al nostro splendore”.

Questo incoraggiamento mi arrivò dalla seconda anima
lucente; quando verso i due apostoli io alzai gli occhi,
che prima erano stati costretti ad abbassarsi per il troppo splendore.

“Poiché il nostro imperatore, per singolare grazia,
vuole che tu, prima di morire ti presenti
nell’aula più segreta con la sua corte,

cosicché tu, dopo aver contemplato il paradiso per com’è,
possa ravvivare in te stesso e negli altri, descrivendolo,
la speranza che in terra accende gli animi con l’amore,

dimmi cos’è la speranza, dimmi in che misura
se ne adorna la tua anima e da dove ti venne”.
Così seguitò dicendo ancora la seconda luce.

E Beatrice che mi guidò nella mia ascesa
a un così alto volo in paradiso,
mi precedette nel rispondere, dicendo così:

“Non esiste fra i Cristiani alcuna creatura
con più speranza di quanta ne abbia costui, com’è scritto
nella mente di Dio, Sole che illumina tutti noi beati:

Perciò a lui è concesso di uscire dal mondo terreno
per arrivare alla Gerusalemme celeste, per vedere,
prima che sia terminato il tempo assegnato alla sua milizia terrena.

Intorno agli altri due quesiti che gli hai posto,
non per sapere ma perché lui stesso possa raccontare
quanto questa virtù tu abbia a cuore,

lascio a lui che ti risponda, poiché non gli risulterà difficile
né sarà occasione di vanagloria; ed egli stesso a ciò risponda,
e lo sostenga in questo compito alla grazia di Dio”.

Come uno scolaro che asseconda il maestro
presto e volentieri in ciò in cui è ben preparato,
affinché sia dimostrata la propria preparazione,

“la speranza” dissi io “è una fiduciosa attesa
della gloria futura, che nasce
dalla grazia divina e dal merito precedente (terreno).

Da molti testi (stelle) mi viene questa luce di sapienza;
ma ciò che prima la stillò nel mio cuore
fu l’autore dei Salmi.

“Sperino in te coloro che conoscono il tuo nome”
Dice egli nella sua lode a Dio:
E come fa a non conoscerlo chi ha la fede cristiana?

Tu m’infondesti la speranza, con la parola e in seguito
con l’epistola; cosicché il mio cuore trabocca di virtù,
e io posso riversarlo nei cuori altrui”.

Mentre io parlavo così, nel cuore
di quella fiamma luminosa si intravide un bagliore
improvviso e rapido come un baleno.

Quindi disse: “L’amore di cui io ardo
ancora per la virtù che mi accompagnò
fino al martirio e alla morte,

mi spinge a parlare con te che mostri
di amarla; e mi piace che tu parli
di ciò che attendi in virtù della speranza stessa”.

E io risposi: “Il Nuovo e l’Antico Testamento
indicano la meta, questa meta che io ho raggiunto (paradiso)
mi dà la certezza della speranza stessa.

Dice Isaia che ciascuna delle anime elette
nella sua terra otterrà una doppia veste;
e la loro terra è questa eterna beatitudine.

E tuo fratello (Giovanni) conferma questa rivelazione
in maniera più elaborata e complessa (nell’Apocalisse),
quando parla delle anime avvolte in bianche vesti”.

E, verso la fine di questo discorso,
si sentì per prima cosa sopra di noi “sperino in te”;
al quale tutte le corone di anime risposero.

Poi tra di loro una luce si schiarì facendosi
così splendente che se il Cancro avesse una tale stella luminosa,
per un mese intero non avremmo più notte d’inverno.

E come una lieta fanciulla si alza
ed entra nelle danze, solo per fare onore
alla novella sposa, e non per vanità,

così io vidi quell’anima più luminosa
avvicinarsi verso i due apostoli che danzavano a ritmo
come si conviene al loro ardore di carità.

Si unì a loro nel coro e nella danza;
e Beatrice li guardava,
come una sposa silenziosa e immobile.

“Costui è l’apostolo Giovanni che posò il capo
sul petto di Cristo che dall’alto della croce
lo elesse al grande incarico”

Mi disse così Beatrice e neppure
mentre pronunciava le sue parole
distolse mai lo sguardo dalla corona di anime.

Come colui che aguzza la vista e cerca
di vedere il Sole eclissarsi un po’,
e che, per vedere, diventa cieco;

così feci io di fronte a quell’ultima anima
mentre mi fu detto: “Perché ti sforzi
per vedere qualcosa che non c’è?

In Terra riposa il mio corpo e vi rimarrà
insieme con tutti gli altri, finché il numero di beati
raggiunga la quantità stabilita da Dio.

Con la doppia veste (anima e corpo) ci sono soltanto
in paradiso i due che hai visto salire (Cristo e la Vergine);
e così tu riferirai sulla Terra”.

A queste parole la corona di luci
si fermò e insieme anche la dolce armonia
prodotta dal suono delle loro tre voci,

così come, per evitare la fatica o il pericolo,
i remi di una nave, che prima colpivano l’acqua,
si fermano tutti insieme al suono di un fischio.

Ah quanto rimasi sorpreso nella mente
quando mi voltai per vedere Beatrice,
poiché non potevo vederla, benché io fossi

accanto a lei e in Paradiso!

 < Parafrasi Canto 24 Parafrasi Canto 26 >