Parafrasi del Canto 42 (XLII) del poema Orlando Furioso – Accortosi che l’amico Brandimarte è stato appena ucciso, Orlando si accende d’ira e si scaraventa subito contro gli avversari: decapita prima re Agramante e poi trafigge a morte re Gradasso. Corre poi dall’amico morente per raccogliere le sue ultime parole. Mentre Oliviero e Sobrino vengo curati, ed i tre morti vengono spogliati delle armi, il conte Orlando vede una nave avvicinarsi all’isola.
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1
Quale duro freno o quale nodo in ferro,
quale, se potesse esistere, catena di dimanate
potrà fare in modo che l’ira conservi ordine e misura,
e non oltrepassi il limite prestabilito,
quando quella persona che con un robusto chiodo
l’amore ti ha fissato per sempre al cuore,
tu la vedi o per violenza o con l’inganno
subire un disonore o una ferita mortale?
2
E se alla crudeltà, se ad una reazione disumana
quell’impeto d’ira a volte porta l’animo,
merito allora di essere scusato, perché in quel momento
la ragione non ha controllo né capacità di badare
al cuore. Achille, dopo che sotto il proprio elmetto
vide Patroclo lasciare insanguinato il campo di battaglia,
non potè accontentarsi di uccidere chi l’aveva ucciso,
senza averlo trascinato, senza averne straziato il corpo.
3
Invincibile Alfonso, una simile ira accese
la vostra gente il giorno in cui vi colpì
la fronte un duro sasso, e tale fu la ferita,
che ognuno pensò subito che l’anima avesse abbandonato
il corpo: una tale ira lo accese, che non poterono
difendere i vostri nemici né gli argini, né le mura
e né i fossati, finché non furono tutti morti, senza
lasciare vivo nessuno che potessa dare notizia della sconfitta.
4
Il vedervi cadere fu la causa di quel dolore che accese
i vostri d’ira e li spinse a commettere atti crudeli.
Se voi foste stato in piedi, forse una minore
libertà si sarebbero presa le loro spade.
Sarebbe certo bastato che la fortezza di Bastia tornasse
sotto il vostro controllo in un poche ore rispetto
ai giorni che erano stati necessari per togliervela
da parte della gente spagnola di Cordova e Granata.
5
Forse fu permesso da Dio vendicatore che voi
vi trovaste nell’impossibilità di evitare quel massacro,
così che i crudeli e malvagi eccessi compiuti in
procedenza dal popolo spagnolo potessero essere puniti;
visto che, dopo che si fu consegnato a loro
il povero Vestidello Pagano, sfinito e ferito,
disarmato, fu circondato ed ucciso tra cento spade
di quel popolo che è per la maggior parte pagano.
6
Ma per concludere questo discorso, vi dico
che non c’è nulla di più tremendo di quell’ira che
si scatena quando il nostro signore, un parente o un
vecchio amico tu veda essere offeso davanti a te.
Quindi è per certo comprensibile che per un così caro
amico, il cuore di Orlando fu ferito da un’ira improvvisa;
che a causa di quel terribile colpo che gli fu dato
da re Gradasso, lo vede ora giacere morto a terra.
7
Come il pastore numida quando vede
fuggire strisciando quell’orribile serpente
che gli ha ucciso il figliolo con il suo morso velenoso,
mentre il piccolo stava giocava nella sabbia, stringe
il bastone tra le mani preso dalla collera e dall’ira;
allo stesso modo la spada, più tagliente di qualunque
altra, stinge con ira Orlando, il cavaliere d’Anglante:
ed il primo che trovò fu il re Agramante;
8
che sanguinante e privato della sua spada,
con mezzo scudo e con l’elmo slegato,
ferito in più parti che non vi sto a raccontare,
era riuscito a fuggire da Brandimarte, come dagli artigli
dell’astore può fuggire uno sparviero mezzo morto, contro
cui l’astore è stato lanciato da uno stolto o invidioso.
Orlando arrivò da lui ed abbattè la spada giusto
dove il capo si unisce al busto.
9
L’elmo era slegato ed il collo era senza protezione,
così che la spada lo tagliò di netto come fosse un giunco.
Cadde, e fece i suoi ultimi movimenti nella sabbia
prima di morire il pesante corpo del signore d’Africa.
La sua anima corse verso la riva del fiume Acheronte,
da dove Caronte lo tirò sulla sua barca afferrendolo
con l’uncino. Orlando non perde tempo sul suo corpo,
ma assale invece subito Gradasso con la spada Balisarda.
10
Quando Gradasso vide cadere il busto di Agramante
separato dalla sua testa;
accadde una cosa che mai prima d’allora si era verificata,
iniziò a tremare fino al cuore e sbiancò in viso;
ed al sopraggiungere del cavaliere d’Anglante,
prevedendo la sua fine, sembrò rassegnarsi.
Non cercò in nessun modo di mettersi al riparo,
quando il colpo mortale gli si abbattè addosso.
11
Orlando lo ferì al fianco destro
sotto all’ultima costa; e la spada, affondata
nel suo ventre, uscì per un palmo dal suo lato sinistro,
schizzandolo tutto di sangue fino all’elmo.
Mostrò bene che dalla mano del più valoroso
e del migliore guerriero di tutto l’universo
partì quel colpo che mise a morte un signore, che non
aveva eguali per forza in tutta la terra degli infedeli.
12
Senza gioire per questa sua vittoria,
il paladino salta subito in sella al suo cavallo;
e con il viso preoccupato e coperto di lacrime, corre
subito a tutta velocità dal suo amico Brandimarte.
Vede il terreno tutto insanguinato intorno a lui:
l’elmo sembra essere stato aperto da un colpo d’accetta,
fosse anche stato più fragile della corteccia, non
avrebbe comunque opposto una minore forza in sua difesa.
13
Orlando gli levò l’elmo dal viso,
e scoprì che aveva la testa, fino al naso,
spaccata nel bel mezzo, tra le ciglia:
ma gli era comunque rimasto abbastanza animo,
da riuscire a chiedere perdono per i suoi peccati
a Dio, re del paradiso, prima della morte;
e riesce anche a confortare il conte, che bagna le sue
guance con le lacrime, per indurlo a rassegnarsi;
14
e dirgli: – Orlando, ricordarti di me
nelle tue preghiere tanto gradite a Dio;
e non di meno ti raccomando anche la mia Fiordi… –
ma non riuscì a dire: – …ligi – , e qui morì.
Voci e musiche di angeli in un armonioso concerto
si udirono subito nell’aria, non appena l’anima partì:
anima che oramai libera dal corpo mortale
salì nel cielo accolta da una dolce melodia.
15
Orlando, sebbene dovesse essere contento
per una tanto devota morte, e sapesse anche
per certo che Brandimarte fino in paradiso era
salito (avendo visto che il cielo gli veniva aperto),
neppure sforzandosi con tutta la volontà umana, abituata
alla fragilità dei propri sensi, sopportava poco
che gli fosse tolta una persona più cara di un fratello,
e non poteva evitare di aver il volto bagnato da lacrime.
16
Sobrino, che aveva perso molto sangue,
che gli cadeva sul fianco e sulle guance,
già da tempo si trovava riverso a terra,
ed avrebbe oramai anche dovuto avere le vene vuote.
Anche Oliviero era ancora a terra, e non aveva
ancora potuto riavere il suo piede, e non lo avrebbe
riavuto se non slogato e, per tutto il tempo che
il cavallo ci era stato sopra, pure mezzo rotto:
17
e se non fosse andato ad aiutarlo il cognato Orlando
(come si trovata, tanto addolorato ed in lacrime),
da solo non sarebbe mai riuscito a riaverlo;
e tanto dolore e tanta sofferenza gli causa,
che anche riavuto, né per muoverlo e nemmeno
per poggiarvici sopra sentiva avere abbastanza forza;
ed ha anche la gamba talmente intorpidita,
che non riesce a muoversi, se non con l’aiuto di qualcuno.
18
Della vittoria ottenuta si rallegrò assai poco
Orlando; troppo gli risultava duro ed aspro da mandar giù
vedere Brandimarte che giaceva morto,
e poteva neanche tanto contare sul cognato.
sobrino, che era ancora invita, infine si riprese,
ma era molto più morto che vivo;
dal momento che la sua vita, per tutti il sangue perso,
era ormai sul punto di cessare.
19
Il conte lo fece togliere da terra, tutto insanguinato,
e lo fece anche medicare con cure sapienti;
e lo confortò anche con buone parole,
come se fosse stato un suo parente;
perché dopo tutto quello che era accaduto non poteva
avere sentimenti negativi ed era anzi tutto clemente.
Fece togliere ai morti le armi ed i cavalli;
di tutto il resto lasciò che se ne occupassero i servi.
20
A questo punto della mia storia, che non sia vera,
Federico Fregoso ha più di un dubbio a riguardo,
perché avendo percorso con la sua flotta tutta la costa
dell’Africa settentrionale, in ogni luogo,
capitò ache a Lampedusa, e trovò l’isosa
tanto selvaggia, montuosa e frastagliata,
che non c’è, sostiene, in tutto quel luogo impervio,
un solo posto dove si possa poggiare il piede su un piano:
21
e non ritiene quindi che sia vero che su quell’isola
montuosa sei cavalieri, i migliori al mondo,
potessero aver sostenuto una battaglia a cavallo.
A questa obiezzione rispondo in questo modo: a quel
tempo una piazza tra le più adatte per questo scopo
aveva quell’isola nella sua parte più vicina al mare;
ma in seguito, un sasso staccatosi a causa
del terremoto, le cadde sopra e lo coprì completamente.
22
Così che, o lampo chiaro della Fregosa stirpe,
o serena, o luce sempre viva, se mai mi avete
ripreso per questa cosa, forse di fronte a
quell’invincibile comandante (vostro fratello Ottaviano)
grazie al quale la vostra patria ora vive in pace,
abbandonando ogni forma d’odio ed abbandonandosi
all’amore; vi prego di non esitare a dirgli che può
essere accaduto ciò che racconto e non sono quindi un bugiardo.
23
In quel momento, alzando il suo sguardo verso il mare,
Orlando vide sopraggiungere in tutta fretta
una piccola nave, che di approdare
sull’isola sembrava avere tutte le intenzioni.
Di chi fosse, io non lo voglio raccontare ora,
perché ho più di un personaggio che mi aspetta altrove.
Vediamo allora in Francia, dopo che sono riusciti
a cacciare i saracini, se sono ora tristi o felici.