L’assalto a Biserta è iniziato. Brandimarte riesce subito ad oltrepassare le mura ed a entrare nella città. Il cavalliere è però solo, tutti temono per la sua vita e si affrettano allora ad aprire vie di accesso nelle mura di difesa della città, così da poter correre in suo soccorso.
La città sotto assedio è paragonata da Ariosto ad una nave sorpresa in mare da una tempesta. La prima onda apre la strada a tutte le altre, ed in breve non c’è più scampo.
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Come nel mar che per tempesta freme,
assaglion l’acque il temerario legno,
ch’or da la prora, or da le parti estreme
cercano entrar con rabbia e con isdegno;
il pallido nocchier sospira e geme,
ch’aiutar deve, e non ha cor né ingegno;
una onda viene al fin, ch’occupa il tutto,
e dove quella entrò, segue ogni flutto:
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così dipoi ch’ebbono presi i muri
questi tre primi, fu sì largo il passo,
che gli altri ormai seguir ponno sicuri,
che mille scale hanno fermate al basso.
Aveano intanto gli arieti duri
rotto in più lochi, e con sì gran fraccasso,
che si poteva in più che in una parte
soccorrer l’animoso Brandimarte.
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Come in mare, quando è agitato dalla tempesta,
l’acqua assalta la nave poco prudente,
ed ora dalla prora, ora da altre parti estreme
cerca di entrare in essa con rabbia e con disprezzo;
il comandante, pallido per la paura, sospira e soffre,
perché deve essere d’aiuto ma non ha né il coraggio né la capacita necessaria;
giunge infine una onda a prendere possesso di tutto,
ed ogni altra la segue da dove quella prima è entrata:
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allo stesso modo dopo che si furono impossessati delle mura di difesa
questi tre primi cavalieri (Astolfo, Oliviero ed Orlando), fu tanto largo il passaggio,
che tutti gli altri possono ormai seguirli in sicurezza,
avendo accostato mille scale ai piedi delle mura stesse.
Intanto i duri arieti avevano
in più luoghi fatto breccia nelle mura, con una così grande rovina,
che si poteva ora da più di una direzione
andare in soccorso del coraggioso Brandimarte.