“Tutti i giorni lo vedo qui alla fermata. Noi aspettiamo il tram per andare a scuola, ma lui no: non sale mai. Però sorride e si guarda intorno: ha occhi gentili e se c’è una signora carica di borse che arriva dal mercatino là dietro lui si alza e le lascia il posto sulla panchina”.
“Vedo quel vecchio sempre di mattina, verso le dieci. Attraversa la strada e va a sedersi sulla panchina del capolinea dell’8, dietro la mia pompa di benzina. Resta lì, lui non prende il tram, né il primo né i successivi. Dopo un po’ si alza in piedi e torna al portone sul lato opposto del viale. Non dà fastidio a nessuno”.
“Ogni giorno, verso tarda mattina, fa un giro senza un apparente motivo alla pensilina del tram. A quell’ora non c’è molta gente in giro. Se ne sta un po’ lì e poi viene da me a comprare un quotidiano. È cortese, ma non scambia molte parole. Generalmente, dopo, va a prendersi un caffè al bar. Lo posso vedere dalla finestrella dell’edicola mentre con lo sguardo sul viale sembra in contemplazione”.
“Vedo spesso quell’anziano signore. Sta lì seduto, sorseggiando il suo caffè e con il giornale ripiegato. Non legge e neppure si mette a chiacchierare con chi viene al bar ogni giorno. Si chiama Viale: lo so perché un giorno della scorsa settimana ho sentito che il postino, venuto qui anche lui per un caffè, gli si è rivolto dicendogli: – Signor Viale, ne approfitto già che è qui: c’è posta per lei -”.
“Riceve posta di frequente. Sembra corrispondenza importante, stando alle etichette stampate con il suo recapito e appiccicate alle buste. Diversi mesi fa sono salito in casa sua per farlo firmare per una raccomandata. Abita sul viale, al primo piano: be’, quanto meno ha vista sulle chiome dei platani e non sul via vai di auto. Anche se questa è una zona tranquilla, con il capolinea dell’8, che attraversa tutta la città e viene a terminare il suo viaggio proprio qui. Quella volta della raccomandata mi ha fatto salire fin sulla soglia di casa sua, ha firmato sorridendo garbatamente”.
“Lo faccio da anni, tutte le mattine: mi sveglio presto, perché alla mia età non ho più bisogno di dormire a lungo. Al capolinea del tram, all’ora di punta, ho occasione di conoscere molte persone. Non mi serve interagire con le parole: mi limito a osservare. Sono interessato ai loro movimenti, alle posture che assumono: qualcuno si siede, qualcun altro sta appoggiato al lampione. C’è chi scruta la rotaia, chi il cartello con gli orari. A piccoli gruppi si accostano alla ringhiera a chiacchierare, chi fuma e chi no. Chi porta gli occhiali, chi una borsa a tracolla. Non manca quasi mai chi parla al telefono. Qualcuno infine fa avanti e indietro ripetutamente. Io li dipingo così, aggiungendo sempre il tram 8 in arrivo, nella cornice alberata di questo viale. Il mio viale”.
“Ho scoperto i quadri di Marco Viale per caso. Mio cognato fa il postino in quel quartiere: alcuni mesi fa, recapitandogli una lettera raccomandata, ha intravisto il suo laboratorio dalla porta di casa. Gli ho chiesto di accompagnarmici: non ci è voluto molto a capire che quel vecchio signore, ex operaio Fiat oggi in pensione, è un artista. La prossima sarà la sua terza esposizione in galleria”.
Racconto di Alberto Robiati, www.albertorobiati.wordpress.com