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Le vicende raccontate da Antonio Fogazzaro nel suo capolavoro Piccolo mondo antico si svolgono tra il 1852 e il 1859 a Valsolda e nei comuni limitrofi affacciati sul lago di Lugano, nella provincia di Como.
Il romanzo comincia dalla cena organizzata dalla ricca Marchesa Orsola Maironi in onore del nipote Franco. All’evento partecipano le più importanti personalità del paese ma l’ospite principale è Carolina Carabelli, la nobile donna scelta dalla ricca Marchesa come futura moglie per suo nipote, per porre velocemente rimedio ad un rischioso crescente slancio amoroso del ragazzo. Franco è infatti innamorato di Luisa Rigey, una ragazza di umili origini, e ha già provato a chiedere alla nonna il consenso per il loro matrimonio. La fredda Marchesa si è però opposta ed ha organizzato appunto la cena per presentargli ufficialmente la prescelta. Il giovane, dal carattere focoso e impulsivo, arriva però in ritardo, si comporta malamente, e dopo una sfuriata abbandona anche gli ospiti rendendo più che chiaro di non essere disposto ad assecondare i piani di Orsola.
A fine giornata i due parenti, molto diversi tra loro per temperamento (tanto lui è propenso a rapidi e manifesti scatti d’ira, tanto lei si mantiene sempre imperturbabile, quasi fosse una statua di marmo), hanno anche un acceso diverbio che termina con la minaccia della Marchesa di escludere il giovane da ogni eredità nel caso decidesse di disubbidire alla sua volontà, cioè prendendo in sposa in segreto la sua giovane amante.
Le parole della donna non producono tuttavia altro effetto che spingere con più foga Franco a portare a termine il suo piano: il matrimonio segreto si svolge proprio quella stessa notte, testimoni l’ingegnere Piero Ribera, zio di Luisa, e Giacomo Puttini, sindaco della cittadina di Valsolda. Terminata la funzione Franco passa la notte presso la casa dell’amico Beniamino Gilardoni che consegna al neo sposo una lettera che suo padre aveva ricevuto in custodia dal nonno di lui: è il testamento ufficiale, con il quale il Marchese aveva deciso di lasciare praticamente tutti i suoi averi in eredità al nipote. Un volere tenuto nascosto e osteggiato non solo dalla propria nonna ma addirittura anche dal proprio padre. Nonostante la potenza dell’arma che gli viene ora offerta, capace di ribaltare totalmente la minaccia della Marchesa, Franco decide di non servirsene: il suo cuore è tanto nobile che, nonostante il torto ricevuto, non valuta nemmeno la possibilità di agire contro il nome della famiglia.
Il giorno dopo la Marchesa, venuta a sapere che il nipote è tornato fugacemente a casa solo in mattinata, incarica il fedele Pasotti, soprannominato Tartufo, controllore della dogana ora a riposo, di scoprire cosa può essere successo. L’astuto uomo non tarda ad apprendere la verità (è lo stesso Giacomo Puttini, tratto in inganno, a rivelarglielo). La Marchesa reagisce duramente: informata della morte di Teresa Rigey, madre della sposa, nega le sue condoglianze rispedendo indietro le lettere sia dell’ingegnere Ribera, che l’informava del lutto familiare, che di Franco, il quale si proponeva di confessarle tutto… è il primo forte segnale dell’ostilità con la quale si opporrà sempre alla loro unione. I due sposi dovranno però affrontare anche un contrasto ben più profondo e insidioso: il loro modo di affrontare la vita è troppo differente e non è così semplice accettare gli opposti…
Passa il tempo. I due sposi vanno a vivere nel paesello di Oria, nella casa del caro zio Piero Ribera, ingegnere al servizio del governo austriaco che per lavoro passa la maggior parte del suo tempo a Milano. Hanno già una bellissima figlia, Maria, chiamata amorevolmente Ombretta Pipì.
Entrambi i giovani sono ben conosciuti dalle istituzioni austriache per il loro temperamento focoso. Luisa è molto attiva in paese: tutti fanno riferimento a lei in caso di problemi. Franco passa invece il suo tempo dedicandosi a passioni infruttuose, come la musica, la poesia ed il giardinaggio. Ospita anche periodicamente degli incontri clandestini con altri antiaustriaci: discute con loro gli avvenimenti recenti, immagina possibili sviluppi e sogna rivoluzioni, ma non ha nessun ruolo attivo. Uno dei motivi di conflitto tra i due sposi è proprio questa inattività del marito. La donna lo vorrebbe vedere meno inerte e molto più partecipe. Ma dietro c’è una attrito molto più profondo: Luisa male sopporta l’incapacità del marito di affrontare le ingiustizie, legata secondo lei a doppio filo con il suo modo di vivere la religione. La sua bontà d’animo lo spinge da un lato correttamente ad amare tutto il bene, ma dall’altro non gli fa fronteggiare con eguale slancio il male. Secondo lei Franco non gli si oppone mai, non lo detesta a sufficienza, non agisce con tutte le sue forze per combatterlo. Così com’è contrario all’occupazione austriaca ma non fa nient’altro che parlarne, allo stesso modo lascia correre tutte le offese della nonna, le subisce in silenzio quasi con accettazione, mosso dalla carità cristiana. Lui, all’opposto, male sopporta il distacco dalla religione della moglie e teme seriamente che possa influenzare troppo la formazione della piccola Maria. Ma sono al momento ancora conflitti tenuti il più possibile celati, non affrontati apertamente… l’equilibrio è però delicato e tutte la tensione è destinata a salire in superficie.
Gli incontri clandestini organizzati da Franco non sono proprio segreti come il ragazzo crede e non passa molto che le guardie, una sera, gli fanno visita. Mettono sottosopra la casa alla ricerca di documenti compromettenti, spaventano tutta la famiglia, ma per fortuna è solo un atto intimidatorio. Viene portato via in arresto per essere rilasciato poco dopo e può così tornare a casa per riabbracciare la moglie e la famiglia.
Va invece decisamente peggio allo zio Piero. Su pressione della Marchesa Orsola Maironi, con la scusa di aver trovato tra le carte sequestrate nella sua casa dei documenti inequivocabilmente compromettenti, l’ingegnere viene destituito dalla sua carica. Non può essere accettato che un impiegato del governo tenga dei comportamenti liberali e antiaustriaci. Questa azione strategica ha uno chiaro obiettivo: togliere alla famiglia di Franco la principale fonte di reddito.
Il ragazzo è costretto inevitabilmente ad agire. Ora deve provvedere lui alle necessità economiche di una famiglia ancora più larga: lo zio deve infatti andare a vivere da loro, portandosi dietro la sua domestica. Franco decide così di partire per Torino in cerca di un lavoro. Se Luisa da un lato è contenta di vedere finalmente il marito impegnato seriamente in qualcosa, Beniamino Gilardoni cerca invece di giocare tutte le sue carte per farlo desistere: non ha ubbidito al ragazzo, non ha distrutto il testamento e l’occasione è quella giusta per utilizzarlo. Incuriosita dal comportamento misterioso dell’amico, la ragazza riesce infine a fare confessare a Franco il segreto ed i due litigano perché lei cerca di convincere il marito ad usare il testamento. Lui si arrabbia credendo che a lei interessino solo i soldi e non la giustizia. Successivamente Luisa viene anche a sapere che Gilardoni, non riuscendo a convincere l’amico, ha agito in prima persona e di propria iniziativa è andato ad incontrare la Marchesa per cercare di raggiungere un compromesso. Nonostante l’esito della missione sembri un totale insuccesso, Pasotti, delegato da Orsola Maironi, si presenta improvvisamente da Franco con una proposta economica che si spera possa fare contenti tutti.
La reazione del giovane è però violenta: sorpreso dalla proposta, non ne vuole assolutamente sapere ed anzi si indigna per il fatto che si possa pensare sia stato lui il mandate di Gilardoni. Franco crede che Luisa c’entri qualcosa in questa faccenda e tra marito e moglie scoppia un forte litigio proprio la sera prima della partenza per Torino. Lei gli confessa tutto quello che pensa sul modo di lui di vivere la religione ed esprime anche tutto il suo risentimento per la sua incapacità di affrontare le ingiustizie. Per lui quelle parole sono la conferma che lei non è mai stata completamente sua: c’è una parte di Luisa che gli è irraggiungibile, posta al di sopra del loro rapporto, in posizione di superiorità e pronta a giudicarlo. Sì è aperta una ferita nel loro rapporto e non c’è tempo per porvi rimedio. Franco parte per Torino.
Il tempo passa. Franco fa tutto il possibile per riuscire ad inviare alla famiglia tutto l’occorrente per vivere, facendo molte rinunce, ma le loro condizioni economiche peggiorano di giorno in giorno. Ad aggravare la situazione arriva un ulteriore offesa da parte dalla Marchesa: a Luisa viene rifiutato il diritto di ritirare la rata degli interessi che spetta a Franco ogni sei mesi.
La ragazza è ora intenzionata a vendicarsi agendo in prima persona. Non sente ragioni e non si cura dell’opinione del marito, che ancora una volta invece di indirizzare il suo sdegno verso la nonna si risente anzi per la rabbia della moglie.
Quando viene a sapere che Orsola Maironi è a Oria per andare a fare visita alla famiglia Pasotti, Luisa va ad aspettarla lungo la strada intenzionata ad affrontarla di persona. Proprio mentre sta per parlarle, viene però interrotta da delle strilla: deve tornare assolutamente a casa, è un successo un incidente grave a Maria. La bambina è stata ritrovata senza vita nel lago e non c’è nulla da fare.
Avvisato che la figlia è gravemente malata (non gli viene detto che è morta), Franco fa subito ritorno al suo paesello di nascosto, come clandestino, avendo saputo che sono stati trovati documenti compromettenti sul suo conto e che quindi le guardie austriache lo vogliono arrestare. Quando riesce finalmente ad arrivare a casa scopre la dura verità e si dispera. A farlo disperare è anche la situazione della moglie. Luisa è fredda e apatica, incapace di ogni sentimento, ha perso la forza di vivere. La donna si accusa dell’incidente: la sua voglia di vendetta le ha fatto lasciare la casa incustodita e se Maria è potuta arrivare fino al lago è solo colpa sua. Se avesse ascoltato Franco, Maria non sarebbe morta. Luisa è inconsolabile.
Franco è costretto a lasciare nuovamente Oria per evitare l’arresto. Prima di fuggire passa a trovare la nonna, che lo ha fatto chiamare con l’intenzione di rappacificarsi. Anche la Marchesa è stata scossa dalla morte della bambina. Le è apparsa in sogno e l’ha accusata di essere lei la vera responsabile della sua morte, colpevole di non averla accettata in famiglia. La donna, molto religiosa, si sente quindi minacciata della dannazione eterna ed è mossa pertanto da puro egoismo. È tutt’altro che pentita: non chiede il perdono ma offre semplicemente il suo perdono al giovane, dimenticandosi delle offese fatte a Luisa e Piero, e cerca anche di comprare il consenso del nipote offrendo la propria eredità. Franco si rifiuta di scendere a patti e la riappacificazione non è quindi possibile.
Camuffato da barcaiolo sull’imbarcazione che porta la nonna oltre il confine, Franco riesce a sfuggire all’arresto e a fare ritorno a Torino, dove inizia a lavora per il governo di Camillo Benso conte di Cavour coltivando il proprio patriottismo. Quando si avvicina lo scontro per liberare la Lombardia ed il Veneto dall’occupazione austriaca, decide così di arruolarsi nell’esercito piemontese per fare la sua parte, offrendo la sua vita per il futuro dell’Italia.
Prima di partire vuole però rivedere una ultima volta Luisa e chiede un appuntamento per una sera sull’isola Bella nel lago Maggiore. La donna non vuole assolutamente lasciare il suo paesello perché significa allontanarsi da Maria, dal cimitero dove è sepolto il corpo della bambina defunta (non confida nella vita dopo la morte e può sentirsi vicina alla figlia solo rimanendo accanto al suo corpo sepolto). È lo zio Piero a convincerla, perché decide di andare lui, ormai vecchio, all’appuntamento e lei non se la sente di farlo partire da solo.
L’appuntamento è commovente. Tanto Luisa è fredda e distaccata, tanto Franco è invece premuroso e tenero con lei, mostrandosi molto più forte: è lui ora ad essere attivo mentre la moglie è abbandonata inerte al flusso della vita. La donna inizia però finalmente a cedere. Il vecchio amore riaffiora ed il giorno dopo, quando lui è partito, sente che ha ora un motivo per riprendere a vivere: è nuovamente incinta.
Quello stesso giorno, quasi avesse ormai compiuto la sua missione terrena e fosse per lui il momento di arruolarsi in un ben più nobile esercito, l’ingegnere Piero Ribera muore. Una vita del piccolo mondo antico si spegne. Il germe di una nuova vita è stato piantato.
Egli era venuto, sì, ad arruolarsi, Iddio lo voleva in una milizia superiore, ed ecco era suonato l’appello, egli aveva risposto.
I tamburi di Pallanza rullavano, rullavano la fine di un mondo, l’avvento di un altro. Nel grembo di Luisa spuntava un germe vitale preparato alle future battaglie dell’era nascente, ad altre gioie, ad altri dolori da quelli onde l’uomo del mondo antico usciva in pace, benedetto all’ultimo momento, senza saperlo, da quell’ignoto prete dell’Isola Bella, che mai, forse, non aveva detto le sante parole a un più degno.