I GRANDI AUTORI DEL NOVECENTO ITALIANO:
Calvino Italo
Montale Eugenio
Pavese Cesare
Pirandello Luigi
Saba Umberto
Svevo Italo
Ungaretti Giuseppe
L’inizio secolo | Tra le guerre | Dal secondo dopoguerra al XXI secolo |
“La ronda” e il ritorno all’ordine. Nel primo dopoguerra e con il regime fascista, la letteratura italiana entra in una fase di riflusso e perde contatto dalla coeva letteratura europea. Mentre in Francia, Inghilterra e Germania (quest’ultima fino all’avvento del nazismo, nel 1933) proliferano le avanguardie e si moltiplicano le sperimentazioni, in Italia si registra un “ritorno all’ordine”, in parte dovuto alla censura fascista, in parte al grande shock della Prima guerra mondiale, che raffredda gli entusiasmi dei tanti scrittori e intellettuali che negli anni Dieci propugnavano un rinnovamento. Tornano dunque i modelli tradizionali: gli scrittori degli anni Venti-Trenta guardano ai grandi autori del passato che diventano talvolta fonti di vere e proprie imitazioni o di riletture parodiche. A dominare è uno stile basso o, al contrario, uno lezioso che dà vita alla “prosa d’arte”, tipica degli anni Venti ed esercitata da scrittori vicini alla rivista “La ronda”, diretta da Vincenzo Cardarelli (1887-1959). Quello che manca alla letteratura italiana di quegli anni, a eccezione di grandi scrittori che hanno saputo esprimere mirabilmente e senza condizionamenti le inquietudini del tempo, è un confronto diretto con la realtà, interpretata spesso attraverso altre strade, tra cui il fantastico, il mito e, come visto, la parodia e la perizia formale.
Il “realismo magico” e il fantastico. Un’interpretazione della realtà in chiave allusiva ed enigmatica è offerta dagli scrittori che orbitano intorno alla rivista “900” di Massimo Bontempelli (1878-1960): con la formula di “realismo magico” Bontempelli giustifica la predilezione per il meraviglioso nelle sue prose. L’attrazione per il sotto- e sovramondo rappresentato dall’onirico, dall’inconscio e riprodotto nelle arti figurative dai grandi artisti surrealisti e della corrente metafisica, stimola la fantasia di molti scrittori italiani che si avventurano nel genere fantastico e surrealista, tra cui Dino Buzzati (1906-1972) e Tommaso Landolfi (1908-1979).
“Solaria” e il dissenso. Un atteggiamento meno ossequioso nei confronti del regime fascista si ha da parte degli intellettuali e scrittori che si raccolgono intorno alla rivista fiorentina “Solaria”, che diventa il polo del dissenso e del tentativo di fornire un’interpretazione più verosimile dell’Italia piccolo-borghese abbrutita dal totalitarismo. I maggiori esponenti delle lettere di quegli anni hanno rapporti diretti o indiretti con “Solaria”: tra questi Eugenio Montale, Italo Svevo, Umbero Saba, Salvatore Quasimodo (1901-1968), Carlo Emilio Gadda (1893-1973), Elio Vittorini (1908-1966)… Sono altresì gli anni del romanzo di formazione – interpretato in modo più problematico che in passato –, che trova in Alberto Moravia (1907-1990) uno dei maggiori interpreti.
Le strade della poesia. Sul fronte della poesia, la lezione di grandi poeti stranieri, tra cui T.S. Eliot, Ezra Pound, Paul Valery, viene accolta dal maggiore dei nostri poeti, Eugenio Montale, che trova uno stile personale e di straordinaria tensione lirica. Il primo Giuseppe Ungaretti guarda invece più alle esperienze dei simbolisti francesi di fine Ottocento, per poi riscoprire un nuovo equilibrio tra tradizione e innovazione nella raccolta Sentimento del tempo. Un’estenuazione del simbolismo e un filone più propriamente orfico è interpretato da Dino Campana (1885-1932): i suoi Canti orfici presentano un percorso iniziatico, allucinato e visionario e alludono a un’ascesi spirituale che condurrebbe al raggiungimento di una verità superiore. Una poesia dal carattere ontologico e come strumento per accedere a una conoscenza metafisica è anche quella ermetica, che nasce a Firenze negli anni Trenta intorno alla rivista “Frontespizio” e successivamente a “Campo di Marte”. Secondo gli ermetici il poeta è un veggente in cerca dell’Assoluto e del divino, che con la poesia indaga l’esperienza ultraterrena: è evidente la matrice cristiana alla base di questa concezione. Le prime raccolte di Mario Luzi (1914-2005) sono la pietra di paragone di questo tipo di poesia, che fa ricorso a un lessico astratto e prezioso, talvolta difficile, perché difficile è la trasposizione del messaggio divino. Accanto a Luzi, si annoverano Alessandro Parronchi (1014-2007) e Piero Bigongiari (1914-2007); prossimi alla poetica ermetica sono Alfonso Gatto (1909-1976) e Salvatore Quasimodo: quest’ultimo tuttavia intraprende un percorso autonomo, in direzione del lirismo puro, prima, e dell’impegno civile, poi.