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Commento e analisi:
La cornice e i 10 incipit. L’inizio del libro è straniante: l’autore si rivolge direttamente al Lettore, invitato a leggere il nuovo romanzo di Italo Calvino, Se una notte d’inverno un viaggiatore, appunto. Questo espediente pone al centro il destinatario reale di ogni libro, che diventa parte attiva e centrale dell’universo letterario, nonché protagonista della narrazione stessa. Infatti la cornice del libro racconta l’avventura di un Lettore e di una lettrice, Ludmilla, alle prese con le trame di 10 libri, tra loro in qualche modo connessi, ma la cui lettura per diversi motivi non può essere portata a termine. Ciascun episodio racconta quindi la ricerca, da parte dei lettori, di quei titoli che stavano cominciando a leggere, ed è intervallato proprio da quei 10 incipit di romanzi, oggetto della loro ricerca. Pertanto il libro è costituito da un doppio percorso parallelo (l’avventura dei lettori e gli incipit dei romanzi), che per certi versi riprende la struttura delle Città invisibili, ma se ne distacca per la non linearità della narrazione, qui messa decisamente in crisi.
L’impianto labirintico. Il rapporto tra le 10 trame è in realtà frutto della casualità e della ricerca, da parte dei protagonisti, dei libri scomparsi. Il Lettore e Ludmilla si imbattono in una serie di situazioni, a volte rocambolesche, altre volte persino pericolose, che si generano una dall’altra, creando vertigine e spaesamento, e che conferiscono al libro lo schema narrativo del romanzo giallo, poliziesco, d’avventura. È straordinaria inoltre la capacità dell’autore di maneggiare nei 10 incipit 10 stili diversi, di confrontarsi con altrettanti generi romanzeschi, di piegare la sua scrittura all’esigenza di genere che quell’incipit richiede: l’abilità scrittoria di Calvino in questo caso raggiunge l’apice e sbalordisce per duttilità e adattamento. In una veste quasi da letteratura di consumo, Calvino riesce quindi a portare allo scoperto, in un gioco intellettualistico, tutte le funzioni del romanzo, e nello stesso tempo mostra i limiti stessi della letteratura in una stagione che è già entrata nel postmoderno: infatti il desiderio di confezionare un romanzo con un nucleo narrativo ben individuabile, stilisticamente e narrativamente unitario, con personaggi principali e secondari in ruoli definiti, con una trama lineare, viene a cadere del tutto. In questo senso la letteratura, così come Calvino la concepisce, non riesce a porre argine al caos, ma è in grado di mostrare solo una realtà parziale, facendo i conti di volta in volta con l’assurdo, la frammentarietà, il non-sense, il labirinto. Il gusto della combinazione labirintica raggiunge il culmine con i titoli dei 10 incipit, che se letti di seguito formano una frase di senso compiuto che rende esplicita la finalità del romanzo; inoltre il titolo del primo incipit è quello assegnato al romanzo stesso: Se una notte d’inverno un viaggiatore. Calvino pone in atto un vero e proprio mise en abîme, un gioco di scatole cinesi, con una trama sottile di rimandi, spesso incrociati. Non sfugga, infatti, il riferimento alla queste dei romanzi cavallereschi (la ricerca di un oggetto o di un personaggio), al gusto per l’avventura, al romanzesco…
Il romanzo babelico. Se da un lato la ricerca dei due protagonisti rievoca le imprese romanzesche di tutto il genere “romance” e della letteratura cavalleresca, dall’altro lato è evidente che questo lavoro di montaggio e smontaggio, di vero e proprio collage letterario, rimanda ad altro: alla crisi dello scrittore, alla sua impossibilità di cogliere la complessità del reale e di raccontare storie unitarie. L’impossibilità di una narrazione uniforme e coesa è esemplificata dal ruolo dei protagonisti, che da lettori spaesati si trasformano in investigatori: la loro rincorsa continua di storie da leggere e da portare a termine simboleggia null’altro che la necessità di avere a disposizione una trama e un quadro chiaro e definito, insomma di un romanzo che sia strutturato in quanto tale. Il romanzo, che di fatto si configura a tutti gli effetti come un anti-romanzo, fa i conti di volta in volta con il non-finito e con miriadi di stili, si confronta quindi anche con la difficoltà di lettura, e richiede perciò un lettore maturo e dalle solide capacità critiche, che riesca a destreggiarsi in questo calderone narrativo. Tuttavia Calvino non rinuncia mai a raccontare storie: lo dimostra il fatto stesso che la cornice, come precedentemente detto, ha una trama – seppur frammentaria – da poliziesco e d’avventura, quindi squisitamente romanzesca e appassionante.