Il secondo regno. Nella seconda cantica della Divina commedia Dante attraversa il secondo regno oltremondano, il Purgatorio: secondo la dottrina, il Purgatorio è introdotto ufficialmente tra i regni dell’aldilà solo nel 1274, pochi anni prima che Dante concepisse la sua opera. Secondo l’immaginario cristiano dell’epoca, tuttavia, le anime del Purgatorio differivano da quelle infernali solo perché si erano pentite, perciò erano sottoposte ugualmente a pene atroci prima di salire nel regno dei cieli. Dante invece ne allevia il percorso penitenziale, mostrando anime liete di espiare in attesa della beatitudine, introducendo persino momenti di virtù: non a caso ogni cornice del Purgatorio ha un suo angelo custode.
Un percorso di purificazione. Il viaggio lo condurrà dunque all’interno di un paesaggio del tutto diverso rispetto a quello infernale. La diversità prelude a una materia nuova anche sul piano allegorico: laddove l’Inferno era una voragine e la discesa equivaleva all’aggravarsi dei peccati, il Purgatorio è invece una montagna da scalare che simboleggia il cammino di purificazione verso Dio, con il conseguente sgravio dei peccati via via che Dante si troverà più in alto. Anche nel Purgatorio vige la legge del contrappasso per l’espiazione delle colpe.
Un luogo di transizione. A differenza di quanto accadeva nelle lande infernali, anche il tempo nel Purgatorio acquisisce di nuovo valore. Le anime non rimarranno tra le cornici della montagna in eterno, ma devono intraprendere il percorso di purificazione che si concluderà con l’espiazione dei peccati e la conseguente salita in Paradiso. Pertanto il Purgatorio non è un regno destinato all’eternità, ma rappresenta un luogo di transito, dove il tempo ha quindi ragione di essere. È anche per questa ragione che i personaggi incontrati da Dante lungo la sua salita hanno connotati più umani e sono prossimi all’uomo comune.
Una struttura tripartita. Il regno ha una struttura tripartita: c’è un Antipurgatorio, introdotto da una spiaggia, poi il Purgatorio propriamente detto, introdotto da una porta, e infine il Paradiso terrestre, posto alla sommità della montagna. Quest’ultimo non è contemplato dalla dottrina cristiana, me è un’invenzione dantesca.
Varcata la porta del Purgatorio, il percorso è scandito da sette cornici, tante quanti sono i peccati capitali che le anime devono espiare. Ad accompagnare Dante è ancora Virgilio, che lo abbandonerà alla soglia del Paradiso terrestre: lì Dante incontra la bella Matelda, figura che prelude a Beatrice e simboleggia la bellezza e la purezza umana prima del peccato originale. Infatti è Matelda stessa a immergere Dante nei fiumi Lete ed Eunoè, rito di purificazione necessario prima dell’accesso al Paradiso. L’apparizione di Beatrice, infine, preannuncia la fine dell’espiazione. Da questo momento è lei a far da guida a Dante.
L’incontro con i poeti. Anche nel Purgatorio incontriamo personaggi storici, tra cui diversi poeti, come Guido Guinizzelli, Bonagiunta Orbicciani e Arnaut Daniel, che danno modo a Dante di introdurre argomenti di natura letteraria (in particolare il canto XXIV, in cui si parla dello Stilnovo), mentre è sempre un poeta, Sordello da Goito, il protagonista del consueto canto politico, il sesto, ribadendo la struttura simmetrica con le altre cantiche.