Titolo: Il fiume dell’oppio
Autore: Ghosh Amitav
Genere: Romanzo
Edizione: Neri Pozza editore, Le tavole d’oro
Pagine: 463
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In breve:
Il sacrario di Deeti era nascosto in una roccia, nel punto in cui la costa occidentale e quella meridionale dell’isola collidevano formando la cupola battuta dal vento del Morne Brabant. Era un’anomali geologica – una grotta che il vento e l’acqua avevano scavato all’interno di uno sperone roccioso – e non ce n’era un’altra uguale nel monte. Più tardi Deeti avrebbe ribadito che non era stato il caso bensì il destino a condurla lì, perché l’esistenza di una simile cavità era inimmaginabile finché non ci si entrava.
Il libro:
Nel secondo libro della sua trilogia incentrata sul contrasto nato dal commercio illegale dell’oppio in Cina, Amitav Ghosh sceglie come sfondo alle diverse vicende la città di Canton. Da un lato abbiamo i commercianti stranieri che, nel nome del libero mercato e per arricchirsi sempre più, non rispettano le leggi cinesi, e dall’altro un governo composto da principio da politici corrotti che ne consentono il traffico, ma poi guidato da un commissario onesto, incorruttibile e saldo nei suoi principi che inizia invece il contrasto per farne cessare il commercio.
Se l’aspetto difficile dei rapporti tra le due fazioni, i commercianti stranieri e il governo cinese, è raccontato attraverso gli occhi di Bahram Modi, mercante di oppio che cerca con questo attività il riscatto della sua vita nei confronti della ricca famiglia della moglie, quello più leggero è narrato invece tramite le vicende di Robin Chinneru, figlio di un famoso pittore stimato dai signori cinesi, che tiene una corrispondenza con l’amica botanica in cerca di un fiore che non è ancora stato trovato.
In questo secondo romanzo, Amitav Ghosh conferma la sua capacità di rendere appieno tutta la complessità dei diversi personaggi, alcuni ereditati dal precedente capitolo ed altri invece nuovi, descrivendone con grande maestria i punto di forza, le debolezze, i tormenti e le simpatie. Riesce allo stesso modo a ben descrivere la criticità della situazione socio politica del tempo, generata dai diversi interessi in gioco e dalle inimicizie generate dal commercio dell’oppio, contrastato dalla Cina e invece tacitamente approvato dai britannici per facilitare il colonialismo europeo.
La trama è magistralmente intessuta e articolata con sapienza così da immergere il lettore nell’atmosfera della città multietnica di Canton, tra le sue strette stradine, gli innumerevoli linguaggi e le culture diverse che la caratterizzano.
Il fiume dell’oppio coinvolge il lettore invogliandolo a proseguire nella lettura del terzo volume, ma potrebbe anche benissimo essere considerato un opera a se stante, finita. È quindi una ottima lettura anche per chi non avesse letto il primo romanzo della trilogia, Mare di Papaveri.