Morto il duca Vincenzo Gonzaga, si svolge in quegli anni la guerra per la sua successione al ducato di Mantova e del Monferrato. Il successore legittimo è Carlo Gonzaga, del ramo francese dei Gonzaga, supportato dal cardinale di Richelieu, dal Papa e, non apertamente, da Venezia. La Spagna gli contrappone Ferrante Gonzaga per Mantova e Carlo Emanuele I duca di Savoia e Margherita Gonzaga per il Monferrato. Il governatore di Milano don Gonzalo, spinto da un forte desiderio di condurre una guerra in Italia, approfitta della situazione per definire con il duca di Savoia un patto d’invasione e divisione del Monferrato e porta dal canto suo l’assedio a Casale, che si rivela però un’operazione bellica lunga e infruttuosa. Tornato di corsa a Milano non appena saputo dei tumulti di San Martino, il governatore viene a sapere del caso di Renzo Tramaglino e del fatto, in particolare, che il giovane si è rifugiato nel bergamasco, territorio appartenente alla repubblica Veneta. Don Gonzalo si concentra sul caso di Renzo solo come mezzo per fare la voce grossa con i Veneziani, intendendo la protezione di un nemico di Milano come una chiara loro presa di posizione con la Francia contro la Spagna. L’interesse svanisce subito dopo ed il governatore si dimentica completamente di quel caso particolare.
Sentendosi ricercato anche nel territorio bergamasco e non conoscendone i reali motivi, Renzo fa di tutto per tenersi nascosto. Inizia infine uno scambio di lettere tra il giovane ed Agnese, reso difficile dal fatto che il giovane non sa né scrivere né leggere lo scritto e deve pertanto affidarsi ad una persona esterna istruita, mettendola a conoscenza dei segreti personali ed affidandosi ad una sua interpretazioni letterale, per poi affidare ad una terza persona la consegna della lettera stessa. Renzo riesce così ad informare in modo confuso la donna della sua sorte e riceve in cambio i cinquanta scudi donati dall’Innominato, la notizia degli ultimi avvenimenti, soprattutto del voto di castità fatto da Lucia, ed il consiglio finale di mettere il cuore in pace rinunciando alla giovane. Il ragazzo non accetta il consiglio, dichiara di non voler rinunciare alla sua sposa e di voler conservare il denaro come dote.
Saputo dalla madre che Renzo è sano e salvo, Lucia prova sollievo e desidera soltanto che il giovane pensi a dimenticarla, così come lei stessa sta cercando di fare. Nonostante l’assidua attività lavorativa con cui cerca di tenersi occupata, l’immagine di Renzo continua però a ripresentarsi nella mente della ragazza. A rendere il buon proposito difficile da realizzare contribuisce anche involontariamente donna Prassede che, spinta dalla volontà di far dimenticare Renzo a Lucia, non trova miglior mezzo del continuare a parlarle di lui, descrivendolo come un delinquente e spingendo così Lucia a prenderne le difese, riportando alla memoria tutti i motivi di stima, di pietà e di affetto provati per il giovane. Per fortuna della ragazza, molte altre persone sono oggetto delle attenzioni di donna Prassede e le contese tra le due donne non sono quindi troppo frequenti. La nobildonna, trovando resistenza alla propria autorità fuori dalle mura domestiche, dava pieno sfogo alla propria indole all’interno delle stesse, favorita dal marito, don Ferrante, che aveva ceduto volentieri il governo della casa in cambio di una completa indipendenza. L’uomo, appassionato alla lettura, passa la maggior parte del tempo nella propria biblioteca personale, dove ha raccolto più di trecento volumi tra le opere più “reputate”. L’elenco dei testi raccolti e le competenze del personaggio rendono inesorabile il commento di Alessandro Manzoni: don Ferrante ha una cultura decisamente arretrata ed ha terrore del nuovo, del pensiero innovativo.
Tornando a seguire il filone narrativo, trascorre un anno intero senza che avvenga alcun mutamento alle condizioni dei personaggi principali. A partire dall’autunno dell’anno 1629, partendo dalla guerra per la successione al ducato di Mantova e del Monferrato, ci saranno invece una successione di avvenimenti pubblici, di grande e piccola importanza, tali da sconvolgere la vita anche degli umili personaggi del romanzo; è quindi molto importante accennare ad alcuni di essi.
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