Zerbino sente i rumori di una battaglia e subito, seguito da Gabrina, si reca sul luogo da dove giungono quei rumori e trova un cavaliere morto.
Tornando a parlare di Astolfo, il paladino raggiunge infine la propria patria. Saputo che re Ottone si trovava a Parigi da parecchi mesi e che la maggior parte dei baroni l’avevano quindi seguito in Francia, il cavaliere riparte però subito.
Giunto durante il suo viaggio ad una fonte, gli viene rubato il cavallo Rabicano. Astolfo corre all’inseguimento del ladro, raggiunge infine il castello di Atlante e vi entra seguendo il furfante. Dopo aver speso invano la giornata a ritrovare il proprio destriero, accortosi di essere prigioniero di un luogo incantato, Astolfo fa ricorso al libro contro gli incantesimi donatogli da Logistilla: per rendere vana la magia è necessario liberare uno spirito rinchiuso sotto la soglia del castello.
Atlante, accortosi del tentativo del cavaliere di rimuovere la pietra e liberare lo spirito, con un ulteriore incantesimo fa apparire Astolfo agli occhi degli altri suoi prigionieri nella forma (da gigante, da cavaliere malvagio..) con la quale il mago stesso era apparso loro nel bosco. Tutti i cavalieri prigionieri del castello di Atlante si avvicinano minacciosi al duca, che però si difende prontamente soffiando nel corno magico.
Tutti fuggono terrorizzati dalla prigione incantata, compresi i cavalli e compreso anche lo stesso mago Atante.
Astolfo riesce a fermare la fuga di Rabicano, rientrandone in possesso, e procede quindi indisturbato a rimuovere la pietra e ad annullare l’incantesimo del castello di Atlante. Ritrova nel palazzo anche l’Ippogrifo (legato con una catena d’oro, non era stato in grado di fuggire), ritornato dal mago dopo essere scappato a Ruggiero. Il duca è intenzionato ad impossessarsi del cavallo, gli mette pertanto briglie e sella, ma non vuole abbandonare il proprio cavallo Rabicano. Decide quindi di trovare qualcuno che sia disposto a seguirlo per terra portando con sé Rabicano, così da condurlo in una città e poterlo dare in dono ad un suo amico.
Rimane sul posto aspettando che passi qualcuno ed vede infine arrivare un cavaliere.
Finalmente liberi, Bradamante e Ruggiero possono ora abbracciarsi e baciarsi. Lei invita il cavaliere a battezzarsi ed a chiederla in sposa al padre, così da poter finalmente dare compimento al loro desiderio amoroso. Ruggiero risponde di essere disposto a qualunque cosa per lei, e così i due amanti si dirigono insieme verso la badia di Vallombrosa dove poter fare battezzare il pagano.
Incontrano sulla loro via una donna dal volto triste. Il cavaliere pagano le chiede subito la ragione delle sue lacrime e gli viene risposto che hanno origine dalla pietà per un ragazzo che sarebbe stato ucciso quel giorno.
Il giovane, innamorato della figlia del re spagnolo Marsilio, era solito fare visita all’amata ogni notte travestendosi da donna. Il re, saputo del fatto, aveva fatto imprigionare i due giovani in due celle separate e condannato lui ad essere arso vivo.
Bradamante sembra essere molto scossa da quella notizia e chiede quindi di essere condotta all’interno delle mure, così da poter salvare la vita del ragazzo. La donna dice però loro che non potranno prendere la via più breve, che assicurerà loro il tempo necessario per intervenire in difesa del ragazzo, perché su quella via si trova il castello di Pinabello che ha da poco istituito una legge, fatta rispettare da quattro valorosi cavalieri, che reca danno ad ogni donna e ad ogni cavaliere che passi di lì: toglie a lei i vestiti ed a lui le armi, ad entrambi toglie i cavalli.
La legge era stata istituita per soddisfare la voglia di vendetta della donna amata da Pinabello, dopo che a seguito di un duello perso da lui stesso e provocato dal suo avere deriso una vecchia che si accompagnava ad un cavaliere, le erano stati tolti i vestiti ed il cavallo.
Pinabello aveva quindi catturato quattro cavalieri, Aquilante, Grifone, Sansonetto e Guidon Selvaggio, ed in cambio della libertà aver fatto loro promettere di fare rispettare quella ingiusta legge per un anno ed un mese.
Ruggiero convince comunque la donna a condurli lungo la via più breve, anche perché se dovessero seguire l’altra più tortuosa non riuscirebbero ad arrivare in ogni caso in tempo per salvare il giovane.
Giunti alle porte del castello di Pinabello, subito gli viene incontro un vecchio che gli spiega l’usanza e chiede loro di togliersi subito armi, vestiti e cavalli, per poter così almeno salvare la vita. Ruggiero si rifiuta di doverlo fare solo a causa di semplici minacce, dice di aver fretta e chiede di poter subito confrontarsi con i quattro valorosi cavalieri.
Esce dal castello Sansonetto e subito viene sfidato in combattimento da Ruggiero. Il colpo che i cavalieri portano l’uno allo scudo dell’altro è molto duro, ma mentre lo scudo magico di Ruggero (quello in grado di abbagliare e per questo coperto da un telo) è impenetrabile ai colpi inflitti, l’altro viene spezzato e Sasonetto viene ferito e disarcionato.
Pinabello si avvicina in quel momento a Bradamante per chiedere chi fosse il valoroso cavaliere suo compagno. Il vile uomo è in sella al cavallo del quale si era impossessato dopo aver gettato la donna nella tomba di Merlino, è quindi facile per lei riconoscere il conte. Bradamante minaccia Pinabello di volergli dare il premio per il suo comportamento e sguaina così la spada. Lui fugge nella foresta ma è subito inseguito da lei.
Intanto, sconfitto Sansonetto, dal castello escono gli altri tre cavalieri che, secondo le regole e con loro profonda vergogna, combatteranno ora contemporaneamente contro Ruggiero. Durante lo scontro tra il pagano e Grifone, il cristiano viene disarcionato e con la propria lancia strappa il velo che ricopre lo scudo magico. Il colpo di Aquilante completa l’opera e viene così liberato il grande splendore in grado di fare cadere tutti svenuti, e così succede anche in quel caso.
Accortosi dell’accaduto, Ruggiero ricopre lo scudo con un altro velo, prende con sé la donna, ora tramortita, che li aveva guidati lì e riparte lungo la via. Crede infatti che Bradamante abbia approfittato della confusione per procedere oltre ed arrivare in tempo per salvare la vita del ragazzo.
Tanto il pagano si vergogna di aver ottenuto la vittoria non grazie al proprio valore, che trovato sulla propria strada un pozzo, subito corre a gettarvi dentro lo scudo.
Bradamante nel frattempo aveva raggiunto ed ucciso il conte Pinabello. La donna non riuscì però a ritrovare la strada per ritornare là dove aveva lasciato l’amante; vagherà pertanto a lungo nel bosco.
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