Renzo stesso elenca nell’ultimo capitolo del romanzo, il trentottesimo, gli errori da lui commessi:
Ho imparato, – diceva, – a non mettermi ne’ tumulti: ho imparato a non predicare in
piazza: ho imparato a guardare con chi parlo: ho imparato a non alzar troppo il
gomito: ho imparato a non tenere in mano il martello delle porte, quando c’è lì
d’intorno gente che ha la testa calda: ho imparato a non attaccarmi un
campanello al piede, prima d’aver pensato quel che possa nascere.
a non mettermi ne’ tumulti – si riferisce al giorno del suo arrivo a Milano durante i tumulti di San Martino. La folla è per lui come un vortice al quale non riesce a resistere: viene subito risuchiato al suo interno e segue in prima persona tutti gli avvenimenti della giornata.
ho imparato a non predicare in piazza, ho imparato a guardare con chi parlo, ho imparato a non alzar troppo il gomito – si riferisce agli avvenimenti che gli fecero guadagnare una condanna a morte. Terminati i primi tutmulti di San Martino, Renzo si unisce ad un gruppo di persone che discute i fatti della giornata, tiene egli stesso un piccolo comizio ed attira così l’attenzione di un informatore della polizia, il fantomatico spadaio Ambrogio Fusella. Accompagnato poi da quest’ultimo in una osteria, confesserà il proprio nome e cognome vinto sia dall’astuzia dell’uomo che del vino bevuto.
ho imparato a non tenere in mano il martello delle porte, quando c’è lì d’intorno gente che ha la testa calda – si riferisce alla visita alla casa di donna Prassede e Don Ferrante a Milano. Un donna dall’interno dell’abitazione comunica in malo modo a Renzo che Lucia è stata trasportata al Lazzaretto, il ragazzo sfoga la propria ira sul martello della porta e per questo su strano atteggiamento viene additato come untore da una donna presente in piazza.
ho imparato a non attaccarmi un campanello al piede, prima d’aver pensato quel che possa nascere – si riferisce al giorno in cui era andato alla ricerca di Lucia all’interno del settore del Lazzaretto dedicato alle donne. L’accesso all’area è proibito agli uomini e Renzo, visto in terra un campanello del tipo usato dai monatti (coloro che si occupavano dei cadaveri), decide di metterselo al piede e quindi di fingersi uno di loro per passare inosservato. Sarà proprio il campanello, al contrario, ad attirare l’attenzione di un commissario.