Ruggiero sa che se uccide Rinaldo perderà per sempre la sua amata Bradamante, ha l’animo tormentato e combatte più in difesa che in attacco. Rinaldo non ha invece preoccupazioni e cerca con ogni affondo di conquistare la vittoria.
L’incontro inizia a sembrare impari ai pagani, che iniziano quindi a temere il peggio.
La maga Melissa, assunte le sembianze di Rodomonte, si avvicina ad Agramante e chiede al re di intervenire per interrompere quel combattimento (che avrebbe arrecato solo danno), di rompere il patto e passare quindi all’azione con tutto l’esercito. Agramante, credendo di avere al fianco il feroce guerriero, presa fiducia, si spinge subito in avanti. Entrambi gli eserciti si lanciano subito al combattimento ed i due sfidanti abbandonano il duello, si mettono da parte in attesa di sapere chi abbia violato il patto, e giurano infine di essere nemici di quella fazione.
Bradamante e Marfisa non resistono oltre e si lanciano in mezzo ai nemici facendo una strage. L’esercito pagano viene messo subito in fuga. Agramante cerca invano Rodomonte, re Marsilio e re Sobrino, ma il primo non era reale e gli altri due si sono prontamente ritirati nella città di Arles, timorosi per l’imminente castigo divino (Agramante era venuto meno ad un giuramento sul testo sacro).
Tornando in Africa da Astolfo, contro il paladino e l’esercito di Etiopia si muove un esercito di africani guidato da re Branzardo, messo da Agramante a guardia del suo regno. Vengono arruolati in Africa bambini, vecchi e anche donne. Tutti i migliori cavalieri erano stati infatti inviati in Francia in precedenza.
Lo scontro è impari, molti fuggono subito alla sola vista dell’esercito di Etiopia, gli altri vengono sterminati.
Re Branzardo, rifugiatosi nella città di Biserta, capisce di non poter organizzare da solo le difese della città. Facendo uno scambio di prigionieri consegna ad Astolfo il paladino Dudone, catturato da Rodomonte, e riottiene così indietro il re Bucifaro.
Astolfo getta in mare dei rami e, grazie ad un altro miracolo, vengono generate delle navi. Il paladino inglese rimane a gestire l’assedio di Biserta e fa imbarcare Dudone verso le coste della Francia, per liberarle dall’occupazione saracena, come gli aveva chiesto san Giovanni.
La flotta non è ancora partita che giunge in porto la nave carica dei cavalieri sconfitti da Rodomonte e fatti poi suoi prigionieri, tra i quali Sansonetto e Brandimarte. L’esercito guidato da Dudone e da Astolfo libera tutti i cristiani senza alcuna difficoltà e viene poi allestito un sontuoso banchetto.
I festeggiamenti vengono interrotti da un gran frastuono. Tutti i paladini si armano, corrono sul posto e vedono che i loro soldati sono stati aggrediti e uccisi da un uomo feroce, completamente nudo ed armato di un semplice bastone. Giunge in quel momento anche Fiordiligi, che subito getta le braccia al collo del suo amato Brandimarte, per ritrovare il quale era giunta fino in Africa. A Marsilia aveva infatti incontrato Bardino, cavaliere del padre di Brandimarte ed egli stesso alla ricerca del paladino, si era imbarcata con lui ed aveva così abbandonato l’Europa.
Firodiligi riconosce il furioso guerriero nudo, è il conte Orlando. Anche Astolfo riconosce il pazzo, ne comunica l’identità agli altri paladini e tutti rimangono commossi fino alle lacrime per la sua sorte.
Tutti i paladini si gettano sul conte, ma la sua forza è immensa ed è solo per fortuna che non ne uccide alcuni. I cavalieri riescono comunque, con gran fatica, a legare Orlando con una fune ed a immobilizzarlo a terra.
Seguendo le istruzioni di Astolfo, il conte viene immerso per sette volte in mare affinché si purifichi. Gli viene poi chiusa la bocca con delle erbe, così che possa respirare solo dal naso, ed infine gli viene avvicinata al viso l’ampolla contenete il suo senno. Non appena il paladino Orlando ne respira il contenuto, subito riacquista tutto il proprio intelletto, rinsavisce e rimane meravigliato per la situazione in cui si trova.
Dopo essersi guardato in giro in silenzio, senza sapere cosa dire, il paladino apre infine la bocca e dice solo “slegatemi”. Il conte viene fatto vestire e viene consolato per lo sbaglio compiuto in passato. L’uomo è tornato saggio e si è liberato dalle catene d’amore.
Bardino comunica a Brandimarte la morte di suo padre Monodante e chiede al paladino di ritornare in patria. Il cavaliere decide però di continuare a combattere al fianco di re Carlo e di rimandare quindi il suo ritorno.
Il giorno seguente Dudone si imbarca verso la Francia.
Orlando rimane invece al fianco di Astolfo per dare il suo aiuto nell’assedio di Biserta. La città verrà presa dai cristiani al primo scontro ed i pagani verranno messi in fuga.
Tornando in Francia, re Sobrino, re Marsiglio e molto soldati saraceni abbandonano il campo di battaglia e si rifugiano subito sulle navi, tanto temono per la loro vita stando sulla terra ferma. Agramante è abbandonato al pericolo, continua a combattere finché riesce, poi volta le spalle e corre al galoppo verso Arles. Bradamante e Marfisa lo inseguono a tutta velocità, ma non riesco a raggiungerlo, il re si rifugia nella città e si imbarca infine con gli altri. Agramante chiude le porte di Arles dietro di sé e fa tagliare i ponti sul Rodano. Tutti gli altri guerrieri saraceni ancora presenti non possono pertanto più trovare una via di scampo e vengono quindi sterminati.
Re Marsilio si fa condurre in Spagna ed inizia i preparativi per sostenere la successiva guerra (sa che i cristiani avrebbero fatto pagare alla Spagna le conseguenze di quegli anni d’assedio), che sarà la sua rovina.
Agramante fa ritorno in Africa con la sua flotta. Tutti l’hanno ormai in odio, ma non lo danno a vedere. Gli viene suggerito di evitare Biserta, che si è saputo essere nelle mani dell’esercito Etiope, di approdare in un porto sicuro e di correre quindi in soccorso dei suoi.
Il destino vuole però che la sua flotta incontri quella comandata da Dudone. Agramante non avrebbe mai creduto di poter essere assalito per mare, non mette pertanto nessuna vedetta a controllare l’orizzonte. L’assalto avviene così di notte, all’improvviso, ed è una strage di pagani.
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